The Tragic Fantasy - "Tiger of Wanchai"Quattro amici, sgherri di poco conto - parcheggiatori maltrattati dai capitriade -, si mettono in testa di cambiare il corso delle loro vite e di diventare qualcuno. Capitanati dal feroce Hung (il cui fratello si chiama Hing: potere delle metafore...) si lanciano contro tutto e tutti per conquistare la loro fetta di territorio. La vorticosa ascesa prevede omicidi, risse, aggressioni, imboscate da parte degli altri boss, alleanze strategiche e una corsa automobilistica a Macao: al termine delle mille prove gli amici potranno sedere sul trono del crimine di Wanchai.
Quando la realtà supera l'immaginazione: metà delle storie contenute in The Tragic Fantasy - "Tiger of Wanchai" (il cui titolo cinese è molto più fantasioso: The Drunken Death Team of the Wanchai Tiger) sono tratte da episodi realmente avvenuti. Il boss dedito ad alcol e belle donne cui presta le fattezze Simon Yam rispecchia infatti il vero mobster Andely Chan, definito la tigre di Wanchai, pezzo grosso della gang Sun Yee On. Non è casuale la ricostruzione di un episodio celebre che ha visto davvero coinvolto il criminale, un suo poco raccomandabile collega (il rivale Wong Long-wai) e una cantante / attrice molto famosa (che nel film si chiama Rose, ma è Anita Mui), schiaffeggiata in un karaoke. Al di là dei riferimenti alla cronaca (nera: anche il cruento omicidio finale è trasposizione di un fatto accaduto), rimane un goo wak jai (film su giovani emergenti nelle triadi) godibile, che anticipa di un paio d'anni il fenomeno Young and Dangerous (le scene di massa, la glamourizzazione del crimine, il continuo parlare di onore, regole e rispetto) e ne coniuga le possibilità mélo alla durezza dei film sui big timers.
I due registi sono improvvisati e si vede tutta l'inesperienza. Stephen Lo è un distributore, Joe Chu un action director (ma stranamente le sequenze d'azione non sono preponderanti), la loro regia è anonima; per fortuna qui non era necessario mostrare di avere polso. Clichés rispettati: le scene di raccordo, il riassunto durante i titoli di coda, tanti flashback - solito espediente per commemorare le situazioni e coinvolgere il pubblico -, le musiche funky-hard rock, il montaggio veloce. Salva la baracca il gran cast, cui la sceneggiatura concede tutte le simpatie del caso, che lavora di fisico. Simon Yam è efficace in un ruolo alla Andy Lau (il continuo insistere su corse e motori), sbruffone ambizioso e pieno di difetti che arriva fino in cima prima di cadere.

Hong Kong, 1994
Regia: Joe Chu, Stephen Lo
Soggetto / Sceneggiatura: Law Shing, Leung Yan Dung, Ng Lap Gwong
Cast: Simon Yam, Vincent Wan, Lau Ching-wan, Roy Cheung, Charine Chan

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