The Wicked CityDi questa produzione nippo-cinese si possono dire molte cose. The Wicked City è liberamente tratto dallo stupendo anime giapponese Supernatural Beast City di Kawagiri Yoshiaki, uno dei maestri indiscussi del cinema di animazione. Peter Mak riprende molto poco dal soggetto originale del cartone, cambiandone perfino la location d'impianto: da Tokyo si passa a Hong Kong. Il film in questione nasce, in fondo, da un'altra forma artistica, dalla quale ha mutuato poche, ma sostanziali, caratteristiche: la velocità e la freschezza nella narrazione.
Abbiamo a che fare con un horror dinamico e abbastanza curioso, il quale incarna tutto l'amore che la cinematografia di Hong Kong ha per l'azione portata fino all'eccesso. Questo significa: scene con arti marziali, combattimenti ultra coreografati, personaggi che svolazzano su e giù per lo schermo. Il film inizia bene, vengono subito introdotti i personaggi principali, Ken e Taki (agenti della sezione anti-reptoidi) e tutti i co-protagonisti. E' in corso una lotta serrata tra l'umanità e un clan di mostri mutanti. Questi ultimi, oltre a doversi confrontare con gli agenti che gli danno una caccia spietata, sono in lotta tra di loro. I demoni sono divisi in due fazioni: chi crede in una convivenza possibile con gli uomini e chi, al contrario, non vede l'ora di assoggettare il mondo terrestre alla superiore razza reptoide.
Sparatorie, inseguimenti, sangue; tutto fila via in una prima mezz'ora a dir poco avvincente. Purtroppo, l'opera inizia a perdere colpi nel momento in cui la trama si dipana. Da qui in poi si assiste a un gran caos narrativo, con dialoghi senza senso e continui colpi di scena, che alla fine, invece di catturare l'attenzione dello spettatore, appiattiscono gran parte della storia.
Punto cardine della vicenda è il fatto che uno dei due agenti (Ken) è un mezzo-reptoide, malvisto all'interno della sezione, fino al punto di essere ingiustamente accusato di tradimento. Contemporaneamente prende vita la travagliata love story tra l'altro protagonista (Taki) e la bella reptoide Ganimé. Il resto è tantissima azione, una buona dose di erotismo e un certo amore per lo splatter edulcorato.
Quando si giunge allo scontro finale tra i reptoidi buoni e cattivi siamo oramai in pieno delirio narrativo: tanto che la storia risulta difficilmente intelleggibile anche da parte dello spettatore più attento. Il film perde moltissimo nel finale, tradendo così le ottime premesse dei primi trenta minuti.
Ciononostante sono apprezzabili i due spunti conclusivi della narrazione, che invitano a un'attenta e profonda riflessione. E' un bel messaggio sul difficile tema della coabitazione razziale che va ben oltre i semplici confini fantastici della finzione cinematografica.
The Wicked City è film da vedere, di buona fattura; non per niente è prodotto dal grande Tsui Hark. Non risulta mai davvero noioso e si pregia di avere una prima parte molto coinvolgente. Per giunta l'opera di Mak può essere vista come una specie di stereotipo del cinema d'azione hongkongese, grazie al fascino un po' ingenuo delle sue vicende e delle sequenze mozzafiato, ma anche appesantito da qualche imprecisione tecnica: segnatamente, i diversi raccordi di sguardo non propriamente azzeccati nelle inquadrature più movimentate.
Per quanto sia stata coraggiosa la scelta di troncare di netto il legame con il soggetto originale dell'anime, forse sarebbe stato utile riproporre alcuni aspetti dell'opera del succitato Kawagiri, come le sequenze che vedono i personaggi principali muoversi in una città immersa in una notte irreale e suggestiva; rinunciando a certe scene d'azione abbastanza gratuite. In fondo, il divario che separa il cinema di animazione da quello reale è grande, ma non incolmabile.

Hong Kong, 1992
Regia: Peter Mak
Soggetto: Kawagiri Yoshiaki
Sceneggiatura: Tsui Hark, Szeto Cheuk-hon
Cast: Jacky Cheung, Leon Lai, Michelle Reis, Roy Cheung, Nakadai Tatsuya

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