ThirteenJi-bai è la tredicenne di una famiglia con molti bambini. È carina, intelligente e svelta, ma ancora immatura; le piace giocare con i trucchi e i vestiti della antipaticissima sorella grande; le piace provare a guidare il motorino di una compagna di scuola; le piace lo zio Shi, uomo giovane e serio che la conosce da quando è nata, ed è sempre pronto a venirle in aiuto. La mamma non fa che sgridarla in continuazione e giocare a mahjong. Il papà è sempre fuori per lavoro, e ultimamente ha anche un'amante a Macao che è la cugina dello zio Shi, il quale è infatti impensierito e deluso. A parte le marachelle tutto sommato perdonabili, la vita sembrerebbe scorrere decentemente, con solo qualche muso lungo tanto tempestoso quanto passeggero; il problema è che davvero nessuno fa attenzione a Ji-bai, tutti la considerano una bambinetta, e invece la sua età la porta sempre più spesso in situazioni molto a rischio, complice anche un atteggiamento tutt'a un tratto strafottente.
Thirteen non è una commedia e non è un dramma tragico. È l'iniziazione di una ragazza alla vita, e per questo contiene dei rituali, dei luoghi comuni e dei momenti imbarazzanti e scabrosi (per chiunque non abbia rimosso la propria adolescenza), messi in scena anche con banalità (la scena di sesso soprattutto, l'unica del film, pur essendo completamente pudica, mettendo insieme la distorsione mezza psichedelica dell'immagine, segmenti di montaggio con un tizio che suona la batteria, e il seno di Tien Niu, arriva a un effetto brutto e penoso, il che poi è anche voluto, è una di quelle sberle al pubblico tipiche dei film Shaw Brothers anni settanta). All'inizio sembrerebbe un film con personaggi cattivi (la mamma, la sorella grande...) e personaggi buoni (lo zio Shi, il papà...). Man mano invece si scopre che a seconda della situazione, tutti possono commettere degli errori ai quali non sempre si può rimediare, e anche se non c'è un punto di vista privilegiato, il tutto è reso con la misura dello sguardo di un'adolescente: gli adulti vanno e vengono, insondabili nei loro traffici e insufficienti e imbarazzati nel gestire i loro rapporti. Tien Niu, una delle decine di faccette Shaw Bros sbattute sullo schermo col richiamo pruriginoso dello scandaletto, è brava nel ruolo della quasi teen-ager che non capisce bene cosa le stia succedendo e cerca di reagire con la sfacciataggine (insolentissima con lo zio, ma timida e impacciata con i coetanei), dimostrando però già una personalità, nel momento in cui per esempio instaura un rapporto con l'amante del padre. Ling Yun nei panni dello zio Shi sempre di più conferma qull'aria da eroe impeccabile, quell'immagine da santo virile scopiazzata senza capirne il meccanismo dai film cantonesi, in cui l'uomo giovane e buono (Bowie Wu Fung...) non è mai così accigliato e monolitico come lui (Andy Lau forse, anche se non in tutti i suoi ruoli, e comunque ancora di là da venire, al tempo di Ling Yun). Ling Yun immusonito senza rimedio se ne va in giro per i film, che siano in costume o contemporanei, senza mai essere abbandonato da quell'immagine ridicola da Uomo Vogue dei poveri. C'è da dire però che questa immagine disastrosa e solitamente pericolosa per la credibilità dei film, qui invece funziona, perché la morale intoccabile e ferrea del suo personaggio lo fa apparire inequivocabilmente ipocrita, quando non anche bigotto, tutte le volte che da un certo punto in poi non è più in grado di comunicare con Tien Niu, perché ha chiaramente paura di essere preso dal suo fascino di bambina in crescita, e quindi la sfugge, la riduce in valore per proteggersene (ed è emblematico allora che il film finisca proprio con il raggiungimento dell' adolescente ad avere diritti pari allo zio Shi e consumabili con lui...). Thirteen è un film bello perché è fatto bene e le situazioni sono molto verosimili. Ma è anche un film brutto perché rappresenta con compiacimento una morale pro-forma (un esempio: il padre della ragazzina ha un'amante, e a un certo punto dice di aver vissuto tutta la vita per gli altri, e di voler finalmente vivere per se stesso. Cioé non, per dire, per la sua nuova compagna. Considerando che la sua vera moglie è un personaggio talmente negativo che bisogna in qualche modo capirlo. Tale ragionamento viene espresso, identico, da George Lam in Passion, di Sylvia Chang, che infatti non a caso è un dramma borghese che denuncia l'ipocrisia delle convenzioni e del quieto vivere). Con una colonna sonora singolarmente simile a quella di Bianco, rosso e Verdone (e non è una cosa negativa), Thirteen è comunque molto guardabile e perfino coinvolgente: basta aver vissuto anche mezza delle situazioni inscenate.

Hong Kong, 1974
Regia: Sung Chuen Sau
Soggetto / Sceneggiatura: Sung Chuen Sau
Cast: Ling Yun, Tien Niu, Chin Han, Wong Yu, Gigi Wong

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