Too Many Ways To Be No. 1Un immaginario sospeso, un mondo reinventato, un duplice scherzo del destino che segmenta la vita di uno squattrinato teppista in odore di triadi. Too Many Ways To Be No. 1 è infatti un divertito what if riguardante un gruppo di amici che vogliono tentare la scalata al successo nel mondo del crimine organizzato. Nel primo tentativo i nostri eroi finiranno a improvvisare una rapina ai danni degli assalitori di un furgone portavalori, rimanendone fin troppo coinvolti. Nel secondo il protagonista sarà ingabbiato nello scontro tra due fratelli ai ferri corti, entrambi i quali, quando era ubriaco, lo hanno ingaggiato per uccidere il rivale. A fare da raccordo e a garantire l'esile trama morale - come spiegerà un compassato boss nel ristorante in cui si svolge il finale, nel tentativo di chiudere il cerchio - la decisione o meno di pagare il conto di un bagno pubblico. Solo i veri leader sanno quando è il caso di offrire e quando non ne vale la pena - vale a dire l'importanza delle decisioni prese conta preponderantemente sul proprio futuro e non è da sottovalutare.
Gioca Wai Ka-fai; con il cinema e con i generi, con la macchina da presa e con i suoi attori. Gioca e ci diverte, con una doppia storia strampalata che inizia con il ticchettare di un orologio a scandire gli sbalzi del tempo e si conclude in odore di grottesco e disillusione. Too Many Ways To Be No. 1 è un piccolo saggio di stile in forma di divertissment, che conserva intatta la forza narrativa dei grandi classici del genere, stravolgendone però ogni stilema interpretativo e visuale. Oltre il realismo nevrotico di To Be No. 1 di Raymond Lee, oltre il parossismo di coolness della serie Young and Dangerous di Andrew Lau, oltre la destrutturazione programmatica di Fallen Angels di Wong Kar-wai, Wai Ka-fai sembra quasi sfidare i limiti dello schermo. Piani sequenza in cui la macchina vola e si capovolge nel seguire l'azione, senza cadere o cedere il passo al montaggio. Grandangoli a sommergere le inquadrature, con i colori che saturano ogni spazio vuoto. Visuali e prospettive improbabili seguiti con frivolezza dalla steadycam. Il tutto si fonde in un irrealismo trasognato e tenue che si fatica a collocare in una direzione precisata. Satira dissacrante o sottile commedia? Dramma delle intenzioni o virtuosismo fine a se stesso?
Come si diceva, Wai Ka-fai gioca. E come ogni bel gioco dura poco, Too Many Ways To Be No. 1 soffre sulla distanza del lungometraggio. L'attenzione è dispersa e frammentata e il coinvolgimento viene spesso trascurato a favore dell'exploit in odore di autoreferenzialità - il che fa vacillare pericolosamente la pellicola al confine di vorticosi precipizi. Gli azzardi dei giocatori sono però spesso ripagati, e fortunatamente in questo caso non si rischia mai di sorpassare quella soglia. Un cast perfetto nella sua ambiguità, dialoghi ridotti ai minimi termini che si limitano ad alludere, senza spiegare, e l'impressionante orchestrazione tecnica evitano qualsiasi passo falso.
Un film che, paradossalmente, richiede una certa distanza per essere goduto appieno.

Hong Kong, 1997
Regia: Wai Ka-fai
Soggetto / Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Matt Chow, Szeto Kam-yuen
Cast: Lau Ching-wan, Francis Ng, Carman Lee, Ruby Wong, Cheung Tat-ming

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