Undeclared WarUn gruppo terroristico anti-americano, denominato World Liberation Army, dopo aver colpito in Polonia finisce a Hong Kong, dove pone un ultimatum alle autorità locali: liberare un membro arrestato in cambio di un patto di non belligeranza e della promessa di non mettere a ferro e fuoco la città con attentati dinamitardi. L'ispettore Bong si unisce, dopo i primi legittimi sospetti, a Gary Redner, un agente della C.I.A. personalmente coinvolto nei fatti, pur di proteggere un'importante delegazione della Silicon Valley, prossimo obiettivo della cellula terroristica, in trasferta a Hong Kong.
Per aprire al meglio il nuovo decennio la Cinema City decide di affidare all'ormai esperto Ringo Lam il progetto più ambizioso della sua storia produttiva: un thriller politico a base di spie, esplosioni e ricatti. Nelle intenzioni di Maka & co. Undeclared War avrebbe dovuto essere un trionfale lasciapassare per il mercato internazionale. La molteplicità dei valori porta ad un'inevitabile confronto tra esigenze locali e facciata scintillante: cast internazionale - di secondo piano: Peter Lapis, Vernon G. Wells e Olivia Hussey -, lunghi dialoghi in inglese, location esotiche - il cupo incipit nella Polonia di Solidarnosc e la parentesi mainlander. Ma il connubio non crea un terza via all'azione metropolitana, bensì una sterile riproposizione di clichés senza la necessaria convinzione tattica per far sì che la platea si appassioni o venga annichilita dalla potenza di fuoco messa in scena. Per di più i produttori hanno finito per tagliarsi le gambe da soli: una volta appurata l'impossibilità di esportare la pellicola oltreoceano - dove, nel migliore dei casi, sarebbe finita direttamente sugli scaffali di un Blockbuster come straight to video: senza contare il velato razzismo anti-yankee che si legge tra le righe (in una battuta George Bush Sr. viene ribattezzato «George Bullshit» -, i vertici della Cinema City devono fare i conti con l'ovvio flop interno. Il pubblico cinese, ben abituato in fatto di sparatorie e atmosfere nere, non può infatti essere particolarmente interessato a un film privo di sfumature, popolato da eroi bianchi senz'anima, recitato male da Danny Lee, Rosamund Kwan e Tommy Wong (pur simpatici nel loro goffo canto-english), statico, sostanzialmente poco movimentato e propugnatore - in tempi non sospetti - di una (più che mai temuta) distensione amichevole nei confronti di Pechino e della Repubblica Popolare.

Hong Kong, 1990
Regia: Ringo Lam
Soggetto / Sceneggiatura: Timothy R. Long, Nam Yin, Louis Roth, Deborah Grant
Cast: Danny Lee, Peter Lapis, Rosamund Kwan, Olivia Hussey, Tommy Wong

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