Vampire Warriors

Dopo i buoni esiti di film come Fatal Contact e Fatal Move, Dennis D.Y. Law continua la sua esplorazione di un cinema smaccatamente di serie b in una delle tre opere da lui girate nel 2010, facendo come da tradizione tutto da solo in sede di sceneggiatura, regia e produzione. In questo caso cerca di monetizzare (non ne avrebbe bisogno: è un affermato costruttore edile, cineasta per hobby) sul successo di Twilight e affini, coniugando le tematiche vampiresco-esistenziali con la commedia horror, le arti marziali e strizzando l’occhio a classici degli anni ‘80 come Mr.Vampire, del quale ritornano Yuen Wah e Chin Siu-Ho. I risultati, però, sono disastrosi e il film corteggia a più riprese il trash, spesso involontario.

La protagonista è Ar (la campionessa di wushu Jiang Luxia), una cacciatrice di vampiri che vive in un complesso abbandonato in coabitazione con una famiglia di vampiri “vegetariani”, che si nutrono di solo sangue animale. La loro coesistenza va avanti pacificamente e Ar sviluppa un forte legame con Max (Chrissie Chau), fino a quando non appare sulle scene Mung (Yuen Wah), un vampiro che si nutre del sangue di altri vampiri per accrescere la sua forza. Mung sembra imbattibile e la sua sete insaziabile, ma Ar è pronta a tutto pur di fermarlo. Il soggetto avrebbe potuto avere alcuni motivi di interesse, ma la messa in scena li appiattisce e ridicolizza irrimediabilmente.

Per la prima metà abbondante del film, Law sembra voler disperatamente tratteggiare la tragedia dell’essere vampiro ma, incapace di trasporla in immagini, accumula sequenze su sequenze nelle quali Max e le sue amiche esprimono a parole tutta la loro noia di vivere e la loro tristezza per l’incapacità di provare emozioni o dolore. Quando escono a “divertirsi” quindi, passano il tempo cercando di farsi male in qualche modo, buttandosi giù da un cavalcavia, bevendo acqua (letale per loro) o facendosi dispetti. Si lamentano della loro condizione come farebbe un adolescente messo in castigo dai propri genitori, il problema è che la loro età si aggira sugli ottocento anni! Il risultato sfiora più volte il ridicolo e se in alcuni casi la risata è cercata (vedasi emuli ubriachi), per la maggior parte del tempo ci si annoia solamente con dialoghi banali, non supportati dalla regia di Law che, quando deve riprendere semplicemente due personaggi che parlano, sembra non sappia dove mettere la mdp, ignorando il campo e controcampo ed esponendo i suoi attori a momenti di “vuoto” amatoriali.

Quando si passa all’azione le cose non migliorano di molto. Law guarda al cinema di genere degli anni ottanta, ma spreca il talento di Jiang Luxia in soli quattro combattimenti, coreografati da Nicky Li (ex stuntman per Jackie Chan) senza fantasia, che non sfruttano affatto le scenografie e fanno ampio uso di un wire work piuttosto scadente. Anche qui la mano del regista non aiuta a coprire i difetti, anzi li aggrava con un montaggio incerto e ricorrendo a un ralenti insistito. La produzione a basso costo si palesa nel riciclo ripetuto delle stesse due, tre location e nella CGI che però, per quanto grezza, è accettabile a questi livelli produttivi. L’apice del trash viene però raggiunto nella scena in cui Max deve mangiare un coniglio. Dopo averne preso in mano uno vero, nell’inquadratura successiva sta per addentarne uno palesemente di peluche. Law non fa nulla per mascherarlo e quando Max inizia a cibarsene con soddisfazione l’effetto è esilarante.

È un peccato che le sequenze di arti marziali siano così anonime, perché Jiang Luxia dimostra di reggere bene la scena e può essere tranquillamente collocata insieme alla giapponese Rina Takeda tra quelle stelline del cinema action sbocciate sulla scia della tailandese Jeeja Yanin con Chocolate. Purtroppo un’altra cosa che sembra accomunarle è l’incapacità di affidarsi a produzioni che ne esaltino il vero valore. Il resto del cast non brilla a causa di una direzione degli attori assente, la modella-attrice Chrissie Chau si fa ricordare solo per una scena a testa in giù dove mette in mostra le sue doti “gravitazionali” e gli unici che provano a caratterizzare con più convinzione i propri personaggi sono i due veterani Yuen Wah e Chin Siu-Ho. Il primo con un cattivo spietato e ironico che è un chiaro omaggio a Mr.Vampire, il secondo come vampiro capo famiglia con anima da donnaiolo al quale viene affidata buona parte del lato comedy del film, ma la povertà di scrittura non lo aiuta e già alla seconda battuta sulla sua età non si ride più. La cosa più interessante diventa così il sotto testo saffico che si sviluppa sin dall’inizio tra Ar e Max, tanto da portare il distributore inglese del film a re-intitolarlo Lesbian Vampire Warriors. In realtà non c’è nessuna scena esplicitamente lesbica, né le due lasciano intendere i loro sentimenti, ma la tensione rimane costante fino alla svolta finale che qualcuno potrà leggere come la realizzazione del loro amore. L’altra scelta curiosa è la totale mancanza di enfasi nelle scene in cui muoiono i personaggi principali; il confine tra l’incapacità drammatica di Law e la scelta consapevole in un’opera che non si prende troppo sul serio è labile. A ogni modo, a quel punto del film, allo spettatore difficilmente importerà qualcosa.

Hong Kong, 2010
Regia: Dennis Law.
Sceneggiatura: Dennis Law.
Action Director: Nicky Li.
Cast: Jiang Luxia, Yuen Wah, Chrissie Chau, Chin Siu-Ho, Rock Ji, Pinky Cheung.

 

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