A seguito di un tragico incidente d'auto muore Tony, lasciando nella disperazione la moglie Mandy e i figli Oscar e Melody. Quest'ultima per i postumi dello stesso incidente finisce per perdere la vista. Per Mandy, Oscar e Melody, anche a distanza di anni, il trauma è impossibile da superare e così Melody pensa che l'unico modo per ricondurre la famiglia alla normalità e riportare in vita Tony sia scrivere di lui, in un universo immaginario in cui sia lui l'unico sopravvissuto dell'incidente...

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Con Written By Wai Ka-fai sembra volersi candidare definitivamente al ruolo di Charlie Kaufman di Hong Kong, sempre più intento a interrogarsi su potere e natura dello storytelling, quasi come un Narciso che ami rimirarsi nello specchio d'acqua. Che Wai sia un maestro della parola e un creativo inesauribile – come ci ribadisce ad ogni occasione Sua Maestà To - è fuor di dubbio; è meno certo che abbia i mezzi per tradurre questo talento in un linguaggio visivo – oltre che ritmo, direzione degli attori ecc. - all'altezza, perlomeno quando To gira altrove. Debutto di Too Many Ways to be N.1 a parte, naturalmente, ma da quel geniale precursore di Sliding Doors virato noir son passati eoni.
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Potere della scrittura, si diceva, con distribuzione della storia su più livelli; meta-meta-meta-narrazione, naturalmente, in un'onanistica matrioska che sa molto alla lontana di Decameron: Written By è sostanzialmente questo, uno sfizioso esercizio di scrittura che esaspera i toni melò per arrivare (ma soprattutto condurre) alle conclusioni desiderate.

Alla tragedia della perdita si aggiunge quella della cecità, in una concatenazione di disgrazie che si abbattono sulla protagonista Melody in maniera parossistica. Lo storytelling prova disperatamente a lottare contro il Fato e a invertire il corso del tempo, al punto che la scrittura non si ferma neanche di fronte al Grande Libro di Meng Por - nocchiera degli spiriti verso la reincarnazione - in cui sono scritti i destini degli uomini. E così, tra citazioni di Ghost e effetti speciali che si ispirano all'estetica di Harry Potter, la trama si complica e stratifica, girando con andamento spiraliforme attorno allo stesso concetto: che se (ri)scrivere può aiutare a ingannare il destino, non può nulla per sconfiggerlo.
Ma se il film esalta il potere della parola scritta innalzandola fino al soprannaturale, riafferma pure la sostanziale insufficienza della stessa a colmare i vuoti della grande sceneggiatura della vita, spesso mal pensata e peggio scritta nella combinazione di eventi tragici e di ingiustizie assortite (anche se raramente con la spietata precisione dell'esempio di Written By).

Inutile interrogarsi sulle scelte del Fato, sembra dire Wai Ka-fai con rassegnazione degna del monaco fisicato di Running on Karma: occorre accettare quel che ci riserva il destino anche nei suoi verdetti più atroci e cercare di tirar fuori il meglio da ogni giorno, per quanto triste e apparentemente indegno di essere vissuto.
Vince la vita, benché il prezzo da pagare possa essere molto alto.



Hong Kong, 2009
Regia: Wai Ka-fai
Soggetto/Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Au Kin-yee
Cast: Lau Ching-wan, Kelly Lin, Mia Yam, Jo Kuk, Wong Man-wai

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