Categoria: FILM

Tear-Laden RoseAncora alla ricerca di un suo posto nel (ri)nascente panorama cantonese, Chor Yuen compone nel 1963, con lo splendido Tear-Laden Rose, un melodramma complesso e intrigante, ricco di spunti, straziante e coinvolgente. La bella protagonista, Zhe-ping, è contesa da due talentosi pittori, uno povero, sincero e sfortunato (Ling Han), l'altro ricco, affascinante, sicuro di sé e del proprio successo (Wong Chau-ba). Quest'ultimo parte per la Francia e rimane lontano da Hong Kong per cinque anni. Al suo ritorno scopre che l'amata ha scelto l'amico Li e nel tentativo di aiutarlo ad emergere è morta tra mille sofferenze. Sarà la sorella di lei, Zhe-ching, a ridare energia ai due artisti facendo innamorare entrambi di sé.
Appassionato, emotivamente instabile, ondivago e razionale, Tear-Laden Rose è, nella sua schematica semplicità, uno dei vertici sentimentali del primo periodo della carriera di Chor, tributo dichiarato ai suoi giovani bravissimi interpreti (la deliziosa Nam Hung, il controllato Patrick Tse e l'ombroso Wu Fung), costantemente messi al prova in un turbine di relazioni, innamoramenti e dolorosi sacrifici. A Chor piace la posizione di burattinaio che tira i fili dei suoi personaggi, come se potesse ergersi a divinità (dispettosa): in attesa di risposte, curioso di conoscere le reazioni delle parti in causa (stimolate tramite flashback), spinge alle estreme conseguenze le sue creature e le sprona affinché decidano se lasciarsi andare all'amore o rinunciare, per il bene altrui, alla propria felicità. Le mille possibili soluzioni accontentano tutti, compreso lo spettatore, ammaliato da tanta abbondanza di argomenti e di situazioni e ben servito da regia, fotografia, colonna sonora e montaggio, ottime nel nascondere la povertà dell'insieme produttivo e l'esile ripetitività della trama.
Il mélo che ne consegue è un lancinante invito all'addio, al rifiuto di coscienza, al buonismo che non rende patetica una cornice realistica terribilmente amara. Non tanto per le contrapposizioni sociali, riflesse metonimicamente dal mondo dell'arte - spietato tanto quanto, se non di più, di quello abituale -, o per gli schieramenti nel gioco delle coppie, quanto per la precisione con cui i lati del triangolo cercano di smussarsi preventivamente per non colpire alla schiena chi conosce altrettanto bene il patema della solitudine, del degrado fisico auto-punitivo e del fallimento morale.

Hong Kong, 1963
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Chor Yuen
Cast: Patrick Tse, Wu Fung, Nam Hung, Chow Kat, Leung Ming