Categoria: FILM

Initial DIl diciottenne Takumi, tra una consegna di tofu e l'altra, diventa un pilota sempre più abile, tanto da attirare l'attenzione dei diversi team che organizzano corse clandestine sul monte Akina. A spronarlo è il padre, ex-pilota lui stesso e ora alcolizzato senza rimedio, ma Takumi è combattuto: ripercorrere le orme di un esempio negativo come suo padre o dedicarsi all'amore della bella Natsuki?
La coppia che ci ha regalato la saga di Infernal Affairs torna a colpire, ma cambia decisamente registro. Initial D prende spunto da un manga giapponese, mantenendo in apparenza l'ambientazione nipponica (le auto, gli sponsor, ecc...), ma calandola in pratica in un contesto del tutto hongkonghese. Il clou della pellicola è chiaramente costituito dalle corse a perdifiato sui diversi bolidi, con sterzate in contromano, incidenti spettacolari e tutto il sale di tanto cinema d'azione, da Bullitt e Driver l'imprendibile sino a Fast and Furious. E già qui ci sarebbe qualcosa da dire, visto che Lau mostra – e non è una novità – un'indubbia perizia a livello di fotografia, ma non sa cogliere gli aspetti che sanno rendere palpitante un inseguimento su auto da corsa. E non è con il cinquantesimo replay del solito sorpasso nella medesima curva del monte Akima che si raggiunge l'obiettivo. Tolte le corse, la situazione è prevedibilmente destinata a peggiorare: Jay Chou è uno stoccafisso, ma sta lì per le ragazzine di HK e non per altro. A sorreggerlo facce note, vecchie e semi-nuove. Tra le vecchie conoscenze troviamo un immarcescibile Anthony Wong nella caratterizzazione dell'ex-pilota alcolista - capace di tante gigionerie ma pure protagonista dei momenti più felici del film, quando la sua delusione per le donne e la vita in genere genera discrete pagine di mélo in salsa cantonese – e Jordan Chan nella parte di un membro del temibile team dei Night Kids. I volti semi-nuovi sono quelli del diabolico terzetto Edison Chen, Shawn Yu e Chapman To, lanciati dai vari Infernal Affairs e già (in Jiang Hu, ad esempio) disperatamente prigionieri dei relativi cliché. Specie To e la sua macchietta dello sfigato incapace ma di buon cuore, ormai insostenibile (ok, un Lam Suet non nasce tutti i giorni, ma che ci possiamo fare se siamo stati abituati bene?). Pur glissando sul sottotesto grezzamente misogino (la morale che si può trarre sta dalle parti de «le donne son tutte put....»), siamo comunque di fronte a una cocente delusione, non tanto per Lau, che con The Park ci ha reso avvezzi ad abissi insondabili in termini di sceneggiatura ed intreccio, quanto per Alan Mak, la mente del duo, nonché autore dello struggente A War Named Desire, della cui genialità in Initial D non si trova traccia. Rimane il rimpianto di sapere cosa ne avrebbe fatto uno Tsui Hark, originariamente designato come regista del film, che avesse a disposizione mezzi economici e auto veloci. Curiosità destinata, purtroppo, a restare inappagata.

Hong Kong, Cina, 2005
Regia: Andrew Lau, Alan Mak
Soggetto / Sceneggiatura: Felix Chong
Cast: Jay Chou, An Suzuki, Edison Chen, Anthony Wong, Shawn Yu