Categoria: FILM

CocktailPaul comincia a lavorare al bar Half Mortal e viene a contatto con un microcosmo di ragazzi alla deriva o soffocati da una vita troppo stressante; l'apprendistato di Paul al bar procederà di pari passo con quello nella vita, portandolo a una riconciliazione con i propri demoni interiori mai del tutto sopiti.
Niente in comune, a parte l'omonimia, con il famigerato veicolo promozionale per il lancio di Tom Cruise - che comunque, pur con tutti i difetti del caso, rimane film indicativo come pochi per comprendere l'evoluzione / involuzione della società negli '80 - bensì la dimostrazione, e in questi tempi di magra ce n'è davvero bisogno, che a Hong Kong si conserva ancora gelosamente il segreto per confezionare un prodottino squisitamente commerciale ma gradevole. Scivola giù per il gargarozzo, proprio come uno dei coloratissimi cocktail preparati al bancone, il film del veterano Herman Yau e del videoclipparo debuttante Ching Long (aka Longisland So, in nomen omen, verrebbe da dire). E il linguaggio del videoclip emerge qua e là, sotto forma di cesure rapide e ralenti improvvisi, sottolineature forse un po' leziose degli attimi di maggiore pathos che riescono a non nuocere alla grazia che pervade la pellicola. Le carinerie si susseguono in una sequenza di bozzetti agrodolci che inquadrano diversi tipi umani, rifuggendo da stereotipi comodi e sbrigativi; la preparazione di un cocktail nasconde un'indagine sull'uomo da un punto di vista privilegiato, quello del barista, osservatore forzato delle libagioni di uomini e donne immortalati nei loro attimi più liberi ed esposti. Nascono così i Loneliness, Human Life, Sorry, mix tagliati su misura per altrettanti stati d'animo dal timido Paul, interpretato da Endy Chow, giovane emulo di Andy Lau; Paul parte timido, impacciato e digiuno d'amore, ma il percorso accidentato della vita e del bar che la mette in scena lo renderanno prima abile e famoso e infine saggio e innamorato, come vuole ogni buon racconto di formazione.
Sullo sfondo della vicenda degli allegri mixologi (l'altra è l'inguaribile ottimista Stella) si celano drammi interiori, come quelli della proprietaria Candy, prigioniera di un amore impossibile e maledetto, o dello stesso Paul, che si scopre a poco a poco figlio di un ubriacone fallito verso il quale non ha provato che odio e disprezzo senza comprenderlo a fondo. Solo passando dall'altra parte del bancone e sondando i limiti a cui l'alcool può portare nel tentativo di cauterizzare le ferite dell'animo, Paul riuscirà a esorcizzare il rapporto con il padre e infine a perdonare chi, pur nel suo goffo e discutibile modo, ha cercato solo di amarlo e proteggerlo. Arduo stabilire, allo stato attuale, quanto si debba alla ritrovata lucidità dell'autore di The Untold Story e quanto al talento del piccolo fan di Wong Kar-wai Longisland So, ma, di chiunque sia il merito, Cocktail riconcilia con il prodotto medio di Hong Kong, dimostrando che «teenager» non coincide necessariamente con «decerebrato», come Twins Effect 2, The Park e prodotti consimili amano far credere.

Hong Kong, 2005
Regia: Herman Yau, Ching Long
Soggetto / Sceneggiatura: Cheung Fan
Cast: Candy Lo, Race Wong, Endy Chow, Derek Tsang, Bobo Chan