Categoria: FILM

N.1 Chung Ying Street

A sette anni di distanza dal dramma storico 72 Martyrs, il regista Derek Chiu torna dietro la macchina da presa per dirigere uno dei progetti più ambiziosi della sua carriera. No.1 Chung Ying Street è il coraggioso ritratto di una Hong Kong che guarda al passato nella speranza di poter cambiare il proprio futuro.
Ambientato in due diverse epoche storiche e girato in un audace bianco e nero, il film racconta con grande incisività i disordini di impronta comunista che sconvolsero Hong Kong nel 1967, mettendoli in relazione a un'ondata di nuove proteste e manifestazioni nel corso del 2019.

Il presente di Hong Kong rimane così intrappolato nel racconto di ciò che è stato e della visione di quel che potrebbe accadere un domani in un Paese dove le restrizioni politiche e culturali rimangono ancora molto forti. Il film soffre però di un eccessivo scarto temporale e stilistico nella bipartizione della storia. Lirica e intensa nell'incipit, fredda e retorica nel finale. Il tentativo di scuotere le giovani coscienze d'oggi, portandole a una concreta presa di posizione in merito all'attuale situazione politica dell'ex colonia britannica, si rivela una scelta molto meno efficace rispetto alla ricostruzione storica iniziale.

Seguendo le vicissitudini di quattro giovani in un arco temporale di oltre cinquant'anni, No.1 Chung Ying Street non si limita a essere un veemente attacco diretto ai soprusi perpetrati dal governo cinese, ma vuole rappresentare un accorato inno al cambiamento di un'intera nazione. A livello formale la regia si distingue per una particolare attenzione nella composizione delle immagini, mentre la ricostruzione storica, a fronte di un budget ridottissimo, è a dir poco encomiabile. Il bianco e nero che accomuna le due sezioni del film risulta però un azzardo stilistico, che si rivela tanto riuscito nella parte iniziale, quanto inutile e manierista nella seconda. Il risultato finale è un intenso film di protesta nei confronti di un sistema politico troppo spesso colpevole di reprimere in maniera brutale le speranze dei giovani.

Ed è curioso notare come. per certi versi, i moti hongkongesi del '67 riportino alla mente immagini e ricordi del Sessantotto italiano, in un gioco di parallelismi visivi e simbolici che, per un attimo, ci fa sembrare un po' meno lontana la realtà dell'estremo Oriente.

Hong Kong, 2017
Regia: Derek Chiu.