Categoria: PROFILI

Jet LiCome in una reazione a catena, la pioggia di Jackie Chan che ha investito il cinema di Hong Kong lascia delle recrudescenze che riguardano un altro divo atleta, Jet Li. Perché di atleta si tratta, visto che stiamo parlando di un vero maestro di arti marziali che ha all'attivo cinque titoli nazionali e un'esibizione alla Casa Bianca quando il padrone di casa era Nixon. In Once Upon a Time in China and America (Samo Hung, 1997) l'attore / atleta è in sé un corpo contundente. Con il suo corpo non va oltre come fa invece Jackie Chan. Nessuna acrobazia che copra gli intervalli di tempo magrittiani. Jet Li (Lian-jie, nato nel 1963 a Pechino) si fa inquadrare piuttosto di meno in campo lungo, in un genere di inquadratura che passa con lo stacco quasi invisibile. E' la creatura più riuscita del produttore / demagogo Tsui Hark. Il suo corpo non si fonde con tutto quello che c'è nell'inquadratura. Ma è più immateriale e invisibile e non per colpa del solito dinamismo. Per inciso se nelle coreografie di Jackie Chan il corpo diviene generatore di alterazioni scopiche, in quelle di Jet Li è un elemento esornativo della messinscena. Con quell'aspetto multiprospettico che Tsui Hark ama infondere nel suo antropocentrismo. Con quel fisico magro che rivela un alto lignaggio, Jet Li sarebbe potuto finire facilmente nella folta schiera dei combattenti anonimi che popolano le videoteche (e dimostra tutti i suoi limiti in pellicole stereotipate come Black Mask, dove è il classico eroe perfetto ma impersonale). Trattasi di un personaggio, che accoglie margini di un personaggio che si compendia e definisce nel film successivo. Al cinema infatti insegna e impara il kung fu e l'avventura (senza dimenticare il melodramma di My Father Is a Hero), sia quando è il Dr. Wai in the Scripture with No Words, regia di Ching Siu-tung del 1996) che l'eroe eponimo Wong Fei-hung della serie Once Upon a Time in China (il capolavoro che lo rilancia dopo un periodo buio). Nato dal matrimonio fra l'Hagakure e le arti marziali: non a caso il nostro in Once Upon a Time in China and America si ritrova in un accampamento, che per i pellerossa ha prima tutto bisogno di una pace interna; i pionieri hanno spesso minacciato la compattezza dell'accampamento, e dunque gli indiani li attaccano. Qualche scelta migliore gli avrebbe fatto evitare determinate pellicole (quelle di Wong Jing, in cui però dimostra di possedere ironia), fermo restando che film come Swordsman II, dove è chiamato a sostituire Sam Hui, Fist of Legend, in cui si cimenta con il mito di Bruce Lee, e Fong Sai Yuk, dove incontra la spettacolarità di Corey Yuen, sono dei capolavori assoluti.
Anche Hollywood ne storpia spesso le prodezze: Tom Cruise imita il suo doppio calcio in Mission: Impossible 2 di John Woo per scontrarsi con Dougray Scott così come Fiona la principessa digitalizzata di Shrek sbaraglia un'orda di arcieri nella foresta. Fra americanate varie come radiografie di ossa spezzate (vedi Romeo deve morire) e le punizioni corporali inflitte al tandem Mel Gibson / Danny Glover in Arma letale 4, Jet Li ripete all'infinito i gesti del proprio ruolo: quello della metafisica nella sua indeterminatezza.