Categoria: FILM

GunmenProdotto da Tsui Hark, Gunmen è stata la grande occasione di Kirk Wong, cui serviva il successo di pubblico per confermare fama e stima dell'ambiente. Il produttore nel tentativo di bissare i colpi al botteghino ottenuti patrocinando le ultime regie di John Woo e Ching Siu-tung, commette forse un unico errore, dare troppa libertà al regista. Wong confeziona un poliziesco di tutto rispetto ma troppo complesso e personale per gli standard del periodo e per i gusti dell'audience desiderosa solo di vedere sangue, onore, eroi in volo tra proiettili impazziti. La sceneggiatura riprende a modo suo Gli intoccabili di Brian De Palma: anche qui quattro uomini che combattono un feroce criminale, lottando contro tutto e contro tutti, malvisti dallo stesso corpo di polizia cui appartengono e osteggiati da un sovrintendente onesto ma ottuso. Finale nel sangue, nel segno del noir duro e crudo, dopo poco meno di novanta minuti tesi e senza tregua.
Troppa carne al fuoco e - di conseguenza - eccessiva confusione d'intenti, questo l'unico non irrilevante neo che impedisce alla pellicola di essere il capolavoro che avrebbe meritato di essere. Il mestiere di Wong non è mai in discussione, grazie alla sua bravura il film si eleva sopra la media (molto elevata) del noir locale. E solo un'altrettanto spontanea genuinità permette di soprassedere su una serie di ingenuità nei raccordi che frammentano l'azione e ne riducono la portata epica. Lo splendido finale, vera e propria elegia dell'arma da fuoco, testimonia invece a favore della regia: durante lo scontro definitivo tra gli eroi e le loro nemesi il poliziesco trascende e muta, a metà strada tra western e melodramma nerissimo. Gunmen agisce per luoghi comuni, ma lo fa con consapevolezza. Quando può orchestrare una scena d'azione, Kirk Wong non ha molti pari. Coadiuvato dai maestri d'armi Bruce Law e Fung Hak On, e dal miglior montatore sulla piazza, David Wu, il regista affida la parola alle immagini, chiedendo agli attori la massima partecipazione al banchetto delle pallottole e la fisicità necessaria a sostenere il ritmo. La grande cura stilistica (eccellenti le scenografie e i costumi nella fedele ricostruzione della Shanghai di tante decadi orsono) si sposa ad un gusto rétro e populista; con le sfumature necessarie a far sì che non sia necessario aggiungere nulla di non opportuno, né attraverso i dialoghi, né attraverso la recitazione sintetizzata, né attraverso la regia secca e asciugata. Nulla che non sia già stato reso esplicito dalle azioni.

Hong Kong, 1988
Regia: Kirk Wong
Soggetto / Sceneggiatura: Law Gam Fai, Lip Wang Fung
Cast: Tony Leung, Adam Cheng, Waise Lee, Mark Cheng, Carrie Ng