Categoria: FILM

Kid with the Golden ArmTutto ruota attorno a delle casse d'oro che devono essere trasportate in una zona colpita da carestia; il problema è che una famosa banda di fuorilegge, la Chi San, ha annunciato di volersene impossessare. A proteggerlo sono quindi chiamati i guerrieri più famosi: Yang Yu Hang, capo della missione, Li Chin Ming, leggendario spadaccino, la sua fidanzata Leng e i due fratelli Wang, esperti con asce e alabarde. A maggiore garanzia, il governo manda anche un agente speciale, Hai To, con l'incarico di vegliare sul gruppo. La Chi San è però capeggiata da quattro uomini spietati - ciascuno con un'abilità particolare: il capo, il più giovane e cinico, non ha bisogno di armi e le sue uniche difese contro le lame sono dei bracciali dorati. Il secondo maneggia una lunga lancia argentea, il terzo, imbracato in una pesante armatura, sfoggia un temibile ventaglio in ferro, mentre l'ultimo porta un elmo di ottone con cui carica a testa bassa gli avversari. All'apparenza è tutto qui: unità di luogo (il percorso che il convoglio deve percorrere), di tempo (i pochi giorni necessari) e d'azione (i cattivi cercano di rubare l'oro, i buoni lo impediscono). Eppure, da questo canovaccio persino banale, Chang Cheh e il fidatissimo Ni Kuang traggono un soggetto circolare, sottile e intriso di riflessioni morali in maniera certo più grezza e viscerale ma non troppo distante da King Hu. Sull'orlo del taoismo e delle parabole zen tanto care a quest'ultimo, centro nodale non è più lo scontro frontale tra le due fazioni, quanto quello di personalità che si viene a creare. Lo spadaccino Li e l'agente Hai To caratterizzano due visioni del mondo completamente diverse, opposte e ciononostante complementari, mentre Leng, figura del femminile insolitamente forte nel cinema maschile di Cheh, rappresente una via di fuga mediatrice e una strada di speranza. Li vive per l'onore e per esso è disposto a morire; deciso a non curarsi ma a proseguire nella sua missione dopo esser stato mortalmente ferito da un veleno, viene accoratamente supplicato da Leng: «Pensi solo a te stesso e al tuo senso dell'onore, è tutto quello che ti interessa. Puoi rinunciare alla tua vita, ma cosa sarà di me? Non ti importa, lo so. Se mi ami devi voler vivere. Vieni con me». Naturalmente Li si allontana, solitario. Dal canto suo, Hai To, perennemente ubriaco (ha sempre appresso una fiasca di vino, con cui spesso combatte), è il tipico saggio descritto ne Il libro della virtù e della via di Lao-tzu, colui che «può completare cose grandi, e poiché egli non si considera grande, per questo può compiere la grandezza»1. Li è il lato tragico, Hai To quello illare, ma entrambi si muovono nel medesimo sfondo culturale sulla via della morte - sarà lo stesso Hai To a riconoscerlo: «Meglio morire come eroi che vivere come uomini comuni». Esattamente quell'orizzonte che Leng, destinata a un ineluttabile sconfitta, vorrebbe aprire alla vita.
Altro terreno di confronto è la tecnologia, qui rappresentata dalle armi. Proprio il giovane capo della Chi San paventa il timore più grande, quando spiega perché per lottare non si affida a nulla di diverso dal suo corpo: «Le armi si possono perdere, le braccia rimangono sempre con me». La tecnologia rischia di assuefare l'uomo, sostituendo alla sua naturalità appigli esterni perdendo i quali non saremmo più in grado di fare nulla. Non è un caso che l'unico in grado di affrontare Golden Arm alla pari sia Hai To, a mani nude. Niente di più lontano da una posizione conservatrice, però, dato che proprio l'esito del loro duello evidenzia una possibile sintesi: l'uso consapevole ed immaginifico delle armi (dunque della tecnologia) può aumentare il nostro dominio sul mondo senza nullificarci. In fondo, in questo senso potrebbero essere viste le decine di armi assurde e strampalate che i film di arti marziali hanno presentato nel corso degli anni.

Note:
Paragrafo 34 di Lao-tzu - Il libro della virtù e della via (SE, 1993).

Hong Kong, 1979
Regia: Chang Cheh
Soggetto / Sceneggiatura: Ni Kuang, Chang Cheh
Cast: Phillip Kwok, Wai Pak, Poon Bing Seung, Johnny Wang