Categoria: FILM

The BeastsAlcuni amici (una coppietta, un fratello & sorella e un amico) raggiungono una remota località tra i monti, nei pressi di una famosa cascata, luogo ideale per trascorrere una vacanza in campeggio. Dopo aver montato le tende, la coppia - assieme all'altra ragazza, Ling - si avventura a lavare i piatti e recuperare delle bibite fresche. Bisognosi di privacy, i due si appartano e Ling - lasciata sola - cade preda di cinque truci sbandati (sopravvivono rubando galline e allevando scimmie o serpenti), i quali avevano adocchiato i giovani fin dal loro arrivo in paese. Neanche a dirlo, la ragazza viene ripetutamente violentata; suo fratello prova ad inseguire gli stupratori, ma trova solo la morte. La polizia non ha prove e il padre delle vittime decide di farsi giustizia da solo.
Intenso, crudo, violento. Il secondo lungometraggio di Dennis Yu, per quanto debitore della depravazione di L'ultima casa a sinistra e della sporcizia (morale prima che fisica) di Le colline hanno gli occhi, dimostra un furore inusuale e una secchezza stilistica invidiabile (ampliata nel successivo The Imp). E se la storia non si discosta dagli originali, sono i particolari a sconvolgere: la violenza con cui è dipinto lo stupro ha qualcosa di bestiale (la versione hongkonghese è monca in più punti, ma anche alcune edizioni straniere sono tagliate) e animalesco è l'istinto di cui cade preda il padre (massacra quattro dei colpevoli con tagliole, scatole piene di chiodi, corde, annegamenti - lasciando vivo solo il tonto grassoccio, un Kent Cheng magistrale). Essenziale la contrapposizione tra i due gruppi, l'uno attivo e disinibito, l'altro atterrito e impotente - differenza punteggiata anche da una colonna sonora che spazia da canzoni occidentali del periodo a intensi rumori naturali. Formati entrambi da cinque persone, i gruppi includono un anello debole per parte, che riesce a sopravvivere - ma a quale prezzo! Da un lato Ling impazzisce, dall'altro Kent Cheng si butta in acqua urlando "siete tutti così cattivi!", in un lamento che include la società intera.
Non è difficile trovare esempi di cinema ben più estremo (basti I Spit on Your Grave), ma ad annichilire è qui la ferocia antropologica con cui è dipinto il genere umano: nessuna speranza, nessuna redenzione, solo violenza - tenuta in cattività nella gabbia di una socialità mai così farraginosa e impotente. Ancora più sconvolgente, se si pensa ai nomi dei collaboratori: Stanley Kwan aiuto-regista, Tony Au direttore artistico e Teddy Robin Kwan produttore.

Hong Kong, 1980
Regia: Dennis Yu
Soggetto / Sceneggiatura: Eddie Fong, Lee Ten
Cast: Chan Sing, Wong Ching, Chong Jing Yee, Kent Cheng