Categoria: FILM

Seeding of a GhostDopo i fasti dei wuxia e dei gongfu del periodo d'oro, gli Shaw Brothers, in crisi d'ascolti, si sono dovuti reinventare a livello produttivo, contemplando progetti - horror e erotici - che un tempo non avrebbero mai affrontato. Il nuovo corso dell'horror, iniziato dagli stessi Shaw con la serie The Black Magic, ha in Seeding of a Ghost del veterano Yeung Kuen un importante tassello, oltre che uno strano miscuglio di generi tutto sommato originale. Né comico, né grottesco, il film parte da Alien di Ridley Scott - cui ruba parti dello score musicale -, se non addirittura da Alien Contamination di Luigi Cozzi: niente umorismo, tanto splatter e diversi nudi frontali del tutto gratuiti. Una donna ne passa di tutti i colori: novella sposa, è prima adultera e poi abbandonata (dall'ingrato amante), quindi stuprata, brutalizzata, picchiata e uccisa. Della vendetta si incarica, tramite un potente stregone profanatore di tombe, il marito, che invoca lo spirito della defunta per sterminare i colpevoli e chi, malauguratamente capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato, si trova vicino ad essi.
Tripudio di sangue e carne, incontrollata estasi dei sensi - amplessi tra umani e tra spiriti (si segnala per bizzarria l'accoppiamento volante tra una zombi decomposta e l'essenza vitale della nemesi) - e bloodbath rituale - pance che esplodono, mostri tentacoluti, un feto che si nutre del sangue del padre -, Seeding of a Ghost premia il pubblico meno schizzinoso con gore e violenza. La partenza da mélo drammaticamente versato al sociale e il prosieguo da rape movie non precludono la strada del fantastico, e il continuo cambio di stile e umori aiuta il pubblico a mantenere la concentrazione. Tanti fronzoli sono inutili, le psicologie dei caratteri raffazzonate e ridotte all'osso, eppure tutto funziona come dovrebbe e il divertimento - premesso un necessario interesse ad un orientamento così estremo e diseguale - è assicurato. Non mancano, in una storia fondamentalmente di possessioni spiritiche, il confronto tra stregoni di diversa matrice - uno è una sorta di sciamano, che vive fuori dal tracciato urbano1, la cui fisionomia riporta direttamente a certe tribù selvagge delle foreste di paesi limitrofi come Tailandia o Indonesia; l'altro il classico esorcista taoista - e la resa dei conti finale, che si trasforma nella circostanza, grazie ad un'inventiva senza limiti che non esclude nessun possibile espediente scenografico (un medico cui viene mangiata la faccia; un teppista che sputa vermi visibilmente vivi; un tentativo di incesto finito in tragedia), in carneficina programmatica e catarticamente liberatoria. Il film ha avuto numerosi problemi prima di ottenere il via libera in sede di censura, e tutt'ora circola in versioni differenti, più o meno rimaneggiate, a seconda dei mercati e dei paesi di destinazione.

Note:
«O [forse] in una realtà parallela?». Max Della Mora - Un cinema dell'eccesso, in Segno Cinema #80 (Edizioni Cineforum di Vicenza, 1996 - pag. 17).

Hong Kong, 1983
Regia: Yeung Kuen
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Kam-ba, Lam Yee Hung
Cast: Phillip Ko, Norman Chu, Maria Yuen, Wong Yung, Tin Mat