Categoria: FILM

To Live and Die in TsimshatsuiDopo il discreto impatto di Raped by an Angel l'alleanza Wong Jing - Andrew Lau inizia ad elaborare lo schema del futuro successo Young and Dangerous, portando le triadi in primo piano. Jacky Cheung è un poliziotto infiltrato in crisi di coscienza, combattuto tra il dovere che gli aliena affetti, famiglia e amicizie e la maschera da criminale sostenuta per un boss meno inumano del previsto. Sull'orlo del baratro, Lik riflette sulla sua condizione, avendo come esempio un collega fallito, e come possibile controparte amorosa la sorella del suo capo.
To Live and Die in Tsimshatsui è il primo passo di Lau verso la maturazione di uno stile personale: ancora influenzato dal lavoro svolto come direttore della fotografia per Wong Kar-wai - da cui mutua il looser fuori controllo Jacky Cheung e le location povere ma colorate in notturna -, il regista non si limita ad un'esposizione degli avvenimenti, ma scende in campo in prima persona al fianco di un personaggio cui tiene. Non ci sono verità o tesi, ma solo punti di vista su cui scommettere: la situazione che vive l'undercover è oggettivamente complicata da risolvere. Molto curato, To Live and Die in Tsimshatsui rappresenta il nuovo modo di intendere il codice d'onore della malavita, dove ci sono sì doppiogiochisti e ragazzini sempre impasticcati, ma anche capi comprensivi e poveracci costretti a sbarcare il lunario, in attesa magari che l'ex moglie gli conceda di vedere il figlio. Un paio di personaggi - quello di Tony Leung e quello di Wu Chien-lien -, eccessivamente forzati, risultano troppo netti in un contesto così sfumato ma sono necessari per portare a compimento la parabola dell'anti-eroe che scopre la sua umanità. Per andare sopra media bastano qualche riferimento (auto)referenziale - al cinema i nostri si divertono con Modern Romance, co-diretto da Lau; al circo Tony Leung e figlio prendono in giro Sammo Hung e Jackie Chan - e un cast anonimamente adeguato dominato dai volti stralunati dell'ottimo Jacky Cheung e di Chan Kwok-bong, abituato ai Cat. III e pronto a cogliere una buona occasione. Non passa inosservato il solito espediente melodrammatico del pager che, come accadeva in My Father Is a Hero con Jet Li, annuncia una morte a chi non può permettersi di piangere.

Hong Kong,  1994
Regia: Andrew Lau
Soggetto / Sceneggiatura: Szeto Cheuk-hon
Cast: Jacky Cheung, Roy Cheung, Wu Chien-lien, Tony Leung Ka-fai, Chan Kwok-bong