Categoria: FILM

Ghostly VixenCon un cast importante e un discreto budget a disposizione, Wellson Chin, affidabile esecutore instigato da Wong Jing (che produce e sceneggia), traspone in chiave ironico-fantastica la verve popolare della serie The Inspector Wears Skirts. Il soggetto di Ghostly Vixen è un tutto un programma, un a parte dove assurdo e rocambolesco convivono rubandosi a vicenda tempi e spazi. Una donna demone deve succhiare lo sperma di cento uomini vergini (cui in cambio tocca morire) per guadagnare l'immortalità. E' arrivata al novantottesimo ma sulle sue tracce c'è un violento esorcista, deciso a eliminare la creatura diabolica. Arrivata a Hong Kong nascosta in una tessera da mahjong, la procace vampira incontra la vittima ideale, Sau Yan, tanto sfortunato da trovarsi tra i piedi una vecchia spasimante, Lumy, rifiutata da tutti, che ambisce a farsi sposare dall'ex compagno di giochi.
Nonostante gli effetti speciali cialtroneschi (ma simpatici) e il coraggio (o meglio, una curiosa forma di incoscienza controllata) di spingersi ben oltre i limiti del buon senso e del buon gusto, le battute non sempre incidono, a volte difficilmente intellegibili (pur mediate dai sottotitoli), a volte semplicemente fiacche. La procace Amy Yip, principale oggetto di desiderio erotico di un'intera generazione, veste i panni ideali, non senza autoironia: sensuale e disponibile, viene rifiutata in malo modo dalle potenziali vittime e combattuta senza esclusione di colpi da un Terminator asessuato e ossessivo. Funzionano bene, in antitesi, Nat Chan - classico uomo medio cantonese, in perenne contraddizione: sbruffone ma ancora vergine - e Sandra Ng, che con immenso spirito masochista si fa prendere (pesantemente) in giro per tutto il film, salvo rifarsi con gli interessi nel finale. I personaggi assurdi, da manga, sono i terminali ideali di una sceneggiatura triviale, fatta di umorismo greve, misogino, razzista, a sfondo sessuale. La comicità assurda (gli esorcisti imbelli), metacinematografica (la deliziosa comparsata di Manfred Wong nel ruolo di se stesso), rancida (un membro cresciuto a dismisura legato alla gamba con conseguenze tragiche), surreale (i continui riferimenti al 1997), pacchiana (prostitute e gentil sesso presi a pesci in faccia), tipica del periodo a cavallo tra '80 e '90, non esclude alcun mito comune e fa pensare nei momenti più divertenti a Jeff Lau, in quelli meno riusciti al peggior Wong Jing. D'obbligo l'incipit thailandese, il paradiso esotico per eccellenza dell'horror spiritico del periodo.

Hong Kong, 1990
Regia: Wellson Chin
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing, Lau Jun-wai, Abe Gwong
Cast: Nat Chan, Sandra Ng, Amy Yip, Shing Fui On, Charlie Cho