Categoria: FILM

Golden ChickenVent'anni di nostalgia attraverso le memorie acida di una prostituta sui generis, invecchiata insieme all'universo di uomini che ha saputo fare felici. Così Samson Chiu, su commissione del sempre sagace produttore Peter Chan, decide di riportare in auge un cinema vivo e personale che se non è del tutto morto e sepolto porta in sé i germi di una malattia quasi terminale, con poche eccezioni (il cinema di Riley Yip, certe intuizioni di Hai Chung Man). Sandra Ng è Kum, vivace e intraprendente, in pista dai primi anni ottanta, quando a quindici anni ha scoperto la sua vocazione e la sua bravura professionale. In un confessionale improvvisato - un bancomat durante un blackout, in compagnia di un rapitore pasticcione - parte il flashback che illumina una vita di gioie, dolori, sforzi, amicizie e amori impossibili. Saltando da temi forti (un bambino regalato a un padre dall'animo smisurato) a metafore grottesche (la pioggia che impedisce un aborto) e patetiche (nel senso catartico del termine).
Golden Chicken - a scanso d'equivoci un film riuscito, dal primo fotogramma sino all'ultimo titolo di coda -, non forza mai la mano, commuove, diverte e in tante situazioni scopre un lato amaro terribilmente personale. Samson Chiu riesce nella difficile impresa di rendere interessante - mai volgare nonostante gli argomenti, discussi anche con impeto, o didascalico - un circo monotematico ma multisfeccettato che in mani meno dotate sarebbe imploso sull'unico volto in ballo. Il vitalismo della regia gioca sul valore del bel cinema che fu e mettendo in mostra narrazione a blocchi e tattiche (esuberanti) ben conosciute fa ripartire quel giocattolo citazionista, agrodolce e metalinguistico che ha reso grande la commedia cinica di Hong Kong. Tutto sulle spalle della splendida Sandra Ng, erotica, imprevedibile, bruttina e sgraziata: ride, scherza e quando recita davvero è un mostro di bravura. Il cast prevede guest star di ogni tipo, da Andy Lau - ironico se stesso nei panni del consigliere in tema di seduzione -, a Eric Tsang, a Alfred Cheung, a Eason Chan (per un cammeo gustosissimo!), a un Tony Leung curiosamente invecchiato e irriconoscibile. La sceneggiatura di Chiu e Matt Chow va a ritroso nel tempo e scopre la città che ama, illustrandone radici, idiosincrasie e retroscena, sfruttando aneddoti popolari, il bel mondo luccicante (star system cinematografico compreso: una sciccheria il kung fu ubriaco di Jackie Chan rifatto da Sandra Ng nei bordelli) e una colonna sonora molto varia (dai Lazy MotherFucka al cantopop più rétro). Da citare tra i coprotagonisti di grande effetto melodrammatico Chapman To, Melvin Wong e l'ombroso Wu Kwan. Incassi di rilievo, tante nomination all'Hong Kong Film Award e nessun premio confermano la crudele morale della favola.

Hong Kong, 2002
Regia: Samson Chiu
Soggetto / Sceneggiatura: Samson Chiu, Matt Chow
Cast: Sandra Ng, Eric Tsang, Wu Kwan, Felix Wong, Tony Leung Ka-fai