Categoria: FILM

Truth or Dare: Sixth Floor Rear FlatSei sotto un tetto, sei avventure da condividere, sei sogni ambiziosi da esaudire ad ogni costo. Il premio è la maturità, il passaggio dall'adolescenza spensierata ad una fase adulta, attraverso il labirinto circolare dei frammenti che si incrociano. In Truth or Dare: Sixth Floor Rear Flat, tragicommedia corale (il Twenty Something del nuovo millennio: più casto, più scatologico, con tante reminescenze U.F.O.), si fa avanti l'ultimissima generazione di stelle - giovani (pop)star, svezzate a suon di musica e televisione: Candy Lo, Lawrence Chou, Karena Lam, Patrick Tang, Cyrus Wong, William So, Sammy Leung, Juno Mak1 -, la cui luce è ancora riflessa e poco intensa, ma le cui potenzialità sono in prospettiva notevoli. Sotto i riflettori l'ingenuità dei giovani: la regia si mette sullo stesso piano di immaturità dei soggetti, senza però compromettere la propria integrità stilistica, ricorrendo a espedienti anche puerili - il gioco ricorrente; le ironiche divagazioni oniriche - e a stratagemmi risaputi - il triangolo amoroso; il vero / finto gay; e così di seguito a seconda delle personalità in gioco, tutte volutamente inquadrate in ambiti caratteriali molto precisi - ma non per questo meno efficaci. L'aggiornamento post-adolescenziale passa attraverso un incredibile frullato di miti e riferimenti, da Allen Iverson alla SARS, da Friends (in una versione demenziale, scatenata, instupidita) al canto-pop, dal cinema d'autore (Hero di Zhang Yimou, parodiato) a Troublesome Night (il film che guardano Candy Lo e William So in tv). L'idea della prova - a ciascuno il proprio campo d'azione, dalla finanza allo spettacolo - è valida: ognuno dei sei coinquilini si mette in gioco e tenta di portare a termine con successo la propria missione. Caso strano l'unica che rocambolescamente ce la fa (la percentuale - uno su sei: meno del 20% -, da estendere in proporzione ai giovani cantonesi, è pessimisticamente corretta e non entusiasmante) è una scrittrice in un posto dove non legge quasi nessuno. Anche se in realtà si inutisce un secondo probabile successo, quello del ragazzo (medio) nell'ombra, silenzioso, poco appariscente ma determinato. Nel continuo sbalzo di umori c'è spazio anche per sentimenti autentici e per un difficile confronto con il mondo degli adulti, rappresentato da una simpatica vecchina - che al momento buono presenta il conto ai vitelloni festaioli - e da una madre solo apparentemente troppo severa: a lei spetta il difficile compito di rinfacciare alla nuova generazione - che ovviamente si trincera dietro un rifiuto collettivo incolpando la società dei propri fallimenti - la tendenza a fuggire e a non affrontare resposabilità, paure e dubbi, in eterna attesa della pappa pronta e incapaci di compiere scelte nette e consapevoli. Lo sguardo di Barbara Wong, di poco più grande dei suoi protagonisti - al difficile secondo film conferma quanto di buono aveva fatto vedere con il coraggioso esordio Women's Private Parts e supera a pieni voti l'esame commerciale, ottenendo ottimi incassi -, non è troppo partecipe, come quello di un Joe Ma o di Jingle Ma, ma un obiettivo che freddamente studia la materia a sua disposizione, lasciando proprio per questo motivo ampio spazio all'improvvisazione - ottima l'alchimia del gruppo - e a momenti di alleggerimento rilassati e non studiati a tavolino.

Note:
1. Quest'ultimo è stato al centro di diverse polemiche durante le risprese, visto che i suoi impegni e i suoi ritardi hanno fatto slittare più volte la lavorazione del film: tanto che regista e sceneggiatori hanno dovuto ridimensionarne la parte, ridotta a poche sequenze. Grazie al making of della pellicola ci si rende conto come la sua partecipazione, nel lungo prologo poi scartato in sala di montaggio, dovesse originariamente avere ben altra consistenza.

Hong Kong, 2003
Regia: Barbara Wong
Soggetto / Sceneggiatura: Lawrence Cheng, Cheung Fan, Barbara Wong
Cast: Karena Lam, Candy Lo, Lawrence Chou, Patrick Tang, Cyrus Wong