Categoria: FILM

Oily ManiacShen, impiegato presso lo studio di un avvocato senza scrupoli, capace di approfittare del minimo appiglio per speculare e fare soldi, è storpio e disadattato. Innamorato della bella Little Yue, insieme alla quale è cresciuto insieme, non riesce a rassegnarsi alla sua condizione e al rifiuto di lei. Che ha appena perso il padre, condannato a morte per omicidio e che è insidiata sessualmente da una gang di avidi furfanti: prima di morire il genitore affida a Shen una formula magica che lo aiuterà, previa trasformazione in orrida creatura, a vegliare sulla ragazza e a raddrizzare i torti subìti dai più deboli.
Oily Maniac, praticamente invisibile fino a poco tempo fa, era un oggetto di culto, un segreto da strombazzare come perla nella monnezza. Recuperato in ottima copia, grazie alle comunque encomiabili ristampe Shaw, a vent'anni esatti di distanza l'opera rivela la sua natura: ben al di là dei limiti di sopportazione dei guilty pleasures e di ogni possibile rivalutazione da parte degli amanti del trash e del kitsch, è un horror raffazzonato e cafone, che abusa della pazienza dello spettatore, anche di quello ben disposto pronto a concedere la buona volontà. Premiato per i primi minuti, in cui si ride involontariamente per l'incongruenza dei passaggi e la povertà degli effetti speciali, davvero orridi, il pubblico maschile ha poi un unico minimo contentino, un labile incentivo per proseguire nell'eroica impresa e non addormentarsi: le numerose sequenze di nudo, per lo più sordide o violente - fioccano gli strupi e gli abusi, reali e simulati, in diretta e in flashback -, tutte assolutamente gratuite. Ho Meng Hua continua il disastroso sodalizio con Danny Lee di metà anni '70 - vedere anche l'altrettanto scarso The Mighty Peking Man per credere - e spreca il suo talento in zoomate discutibili pur di offrire dettagli ravvicinati di tette e culi e il primo piano inespressivo del mostro. Questi, che assomiglia a uno strano incrocio tra Blob e Il mostro della palude, riesce nella quasi impossibile impresa di non regalare neppure mezzo brivido. Reazionario quanto maniacale, Oily Maniac è il miglior esempio di sexploitation banale e appiattita sui gusti dell'audience desiderosa di emozioni (scollacciate) e depravazioni a basso prezzo, scadenti prodromi del futuro Cat. III. Senza criterio, senza continuity, senza rispetto per chi paga: le location malesi riportano al ricorrente immaginario esotico dell'horror del periodo; la presenza di Chan Ping è dovuta al suo scarso pudore; quella di Danny Lee al fatto che fosse probabilmente l'unico disposto a prestarsi alla buffonata. In più le musiche sono rubate a Lo squalo: anche impegnandosi, di peggio era davvero difficile fare.

Hong Kong, 1976
Regia: Ho Meng Hua
Soggetto / Sceneggiatura: Chua Lam
Cast: Danny Lee, Chan Ping, Lily Li, Wa Lun, Wong Hap