Once Upon a Time in China and America

Il maestro Wong Fei-hung si reca in America per far visita all'allievo Sol, ma il viaggio è un susseguirsi di sciagure: in seguito a un agguato dei pellirosse la carrozza di Fei-hung finisce in una rapida, il maestro picchia la testa contro un sasso e perde la memoria. Si ritroverà in una tribù pellirosse, vittima di un'amnesia e inconsapevole del suo passato.

Il grande ritorno di Jet Li nei panni di Wong Fei-hung, dopo aver passato il testimone a Zhao Wen-zhou, è un tipico esempio di produzione di Hong Kong all'epoca dello hand-over, il passaggio dalla Gran Bretagna alla Cina. Tempi stretti, poche spese e la ricerca del massimo risultato con il minimo sforzo.

 

Scisso tra gong fu pian, western e commedia, Once Upon a Time in China and America rivela da subito una natura estremamente trash, riproponendo i più emblematici e macroscopici difetti delle opere di Hong Kong in cui è forte la presenza di gweilo (ossia stranieri) bianchi, spesso attori di serie Z. Al solito pregevoli nei duelli di arti marziali le coreografie di Sammo Hung - accusato da Jackie Chan di aver copiato una sua idea di mescolare kung fu e western, ma Jackie si rifarà di lì a poco con Who Am I? (Jackie Chan e Benny Chan, 1998) e Pallottole cinesi (Shanghai Noon, Tom Dey, 2000) -, ma anche queste possono ben poco per raddrizzare uno script sgangherato quando non inesistente, affidato a un cast da compagnia di giro di quart'ordine. L'affascinante incontro tra la Hong Kong del XIX secolo e il Far West suggerisce spunti che restano sulla carta e che solo in minima parte Once upon a Time in China and America raccoglie, insistendo su stereotipi da slapstick comedy - i cowboy mangiano incessantemente fagioli che provocano diversi problemi a cinesi poco avvezzi - e malcelati pistolotti morali(sti) sulla tolleranza razziale e le ragioni dei più deboli. Meglio sorvolare invece su presumibilmente (o meglio, auspicabilmente) volontarie ingenuità, come i banditi da saloon che conoscono il kung fu o gli indiani interpretati da bianchi che simulano un inglese stentato, senza riuscire a nascondere il marcato accento d'origine.

Il grande Tsui Hark - regista dei primi e pregevoli episodi della saga di Once upon a Time in China - si limita a produrre, riducendo al minimo il budget nella speranza di spremere qualche dollaro in più dalle gesta di Wong Fei-hung. E il botteghino hongkonghese risponde alla grande, forse al di là di ogni aspettativa, con uno dei maggiori incassi dell'intera serie.

Hong Kong, 1997
Regia: Sammo Hung.
Martial Arts Director: Sammo Hung
Soggetto/Sceneggiatura: Roy Szeto, Sharon Hui, Sze Mei-yee, Philip Kwok, Man Sing-so.
Cast: Jet Li, Rosamund Kwan, Jeff Wolfe, Richard Ng.