Sixty Million Dollar ManHawaii. Sing, studente miliardario, dongiovanni viziato, si inimica un boss della mala giapponese dopo aver cercato di concupirgli la donna. Il criminale lo uccide in un attentato esplosivo, facendolo saltare in aria. Il temuto professore di scienze della scuola, Chang, mad doctor geniale, recupera i resti del malcapitato e, aggiungendo pezzi meccanici in mancanza degli originali, ricostruisce ex novo Sing, fornendogli nuovi poteri bionici che gli permettono di trasformare il suo corpo a piacimento... in elettrodomestici. Lo scopo del rinato Sing, diventato insegnante, sarà conquistare la pestifera Chung Chung, ex compagna di scuola saputella e dispettosa, nipote del professor Chang, a sorpresa sbocciata in tutta la sua bellezza dopo un'adolescenza rachitica.
Prodotto, scritto (e presumibilmente in gran parte diretto) da Wong Jing, Sixty Million Dollar Man capitalizza la comicità incendiaria di Stephen Chiau, riciclandone le battute migliori, e impazza ai botteghini raccimolando cifre speventose, assolutamente esagerate visto il valore medio(-basso) dell'opera. Chiamato a fare da prestanome dietro la macchina da presa è Raymond Yip, regista giovane diviso tra gavetta e ambizioni per il futuro. I vaghi richiami a The Mask e Fight Back to School e le mille citazioni (la migliore è da Pulp Fiction; non manca l'ennesimo sberleffo a Wong Kar-wai) danno il senso di una farsa sopra le righe, eccessiva, spigliata, superficiale e a tratti divertente, che necessita di una buona conoscenza dei modelli parodiati per essere del tutto comprensibile, soprattutto allo spaesato spettatore occidentale1, che arranca di fronte alle decine di riferimenti folli al mondo della tv, dello spettacolo, della pubblicità. In un contesto simile, volgare e arricchito da effetti speciali volutamente barocchi, il protagonista, cui è data la possibilità di spadroneggiare da inarrestabile bulletto - ossia il terreno ideale per la sua comicità moleitau -, è completamente a suo agio, bambinone goloso in un negozio di caramelle. Gli stanno dietro a fatica l'eterna spalla Ng Man Tat, Tsui Kam-kong, con ridicolo parruccone alla Einstein e la simpatica Gigi Leung, imbruttita e insopportabilmente secchiona.

Note:
E' la stessa difficoltà di adattamento, se di difetto si può parlare, che colpirà quattro anni dopo il simile The Tricky Master, sempre con Chiau.

Hong Kong, 1995
Regia: Raymond Yip
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Stephen Chiau, Ng Man Tat, Gigi Leung, Tsui Kam-kong, Pauline Suen