DeparturesCalato il sipario sul FEFF. Saluti, arrivederci, un po' di malinconia ma anche la consapevolezza di non doversi più alzare alle 8 per vedere un film con Vhong Navarro (non che io l'abbia fatto, peraltro, conosco il mio pollo filippino...). E naturalmente sono stati assegnati gli Audience Award, dopo che un teatro strapieno è stato deliziato dalla visione di Yatterman, attesissimo e somigliante  a una summa dell'opera di Takashi Miike, che sfoggia senza pudore il suo lato più infantile ma senza disdegnare qualche dose – sorprendentemente misurata – di perversione.

Ogni dettaglio è curato in maniera maniacale, nulla è lasciato al caso, siamo di fronte a un giocattolone estrogenato ma intelligentissimo. Poi c'è pure Kyoko Fukada, la nostra kamikaze girl preferita, impossibile resistere. Audience Award, si diceva: mi è quasi sempre capitato di condividere le scelte del pubblico del Far East, ma stavolta siamo un po' disallineati. E non per il film X o il film Y, è chiaro che ognuno ha le sue preferenze e si rischia di intraprendere discussioni infinite. Semplicemente Departures  - trionfatore delle varie categorie - non partecipava ad armi pari e questo non perché si trattasse di un capolavoro inarrivabile, ma perché, forte dell'Oscar e di una medietas nella trattazione dei sentimenti capace di accontentare anche i meno avvezzi alle stranezze d'oriente, finiva per essere strafavorito e nel contempo inadatto a rappresentare il Far East. Avrebbe dovuto essere il tipico Fuori Concorso alla Cannes o Venezia maniera, peccato che a Udine il Fuori Concorso non esista. Inquietante anche il secondo posto di Scandal Makers, commedia per famiglie sopportabile e ben fatta, ma costellata di cliché degni di un film omologo made in USA. Che Scandal Makers sia il titolo migliore della selezione coreana del FEFF11 non rappresenta un plusvalore, ma palesa solo lo stato di salute (pessimo) di una cinematografia che tanto abbiamo amato ma che sembra girare su se stessa un po' incartata. Insomma, vergognosamente giù dal podio i tre nipponici One Million Yen Girl, Yatterman e soprattutto Love Exposure, opus su cui riflettere dopo un'adeguata (ri-)visione.

Gran finale con gli Yura Yura Teikoku e ubriachezza molesta dei sopravvissuti alla settimana de fuego. E capiteli un po' sti ragazzi, è dura la vita del fareaster! Ma ancor più dura è tornare alla normalità...

Intanto anche dalla materia meno nobile possono spuntare i fiori. Ad esempio l'orrido filippino Baler ha fatto venire a me e al Locati un'idea - naturalmente top secret! - che è destinata a sconvolgere gli equilibri costituiti con un'opera che lascerà il segno (okay, va tutto bene, adesso mi passa).

Sumimasen come di consueto per le varie bêtises di questo reportage e ci rivediamo tra un anno  con il glutammato dell'Asian Wok e col frico e il San Daniele. E fino ad allora

GET A LIFE (IF YOU GOT ONE)

xiexie, bye