Pixel"Ma di solito quanto durano i film? 3 ore, giusto?"

Chiaramente. Chissà come fanno i festival a proiettarne 8 in un giorno... Questo è un dialogo carpito in un bar di Udine, intermezzo tra una discussione sul prezzo - "scandaloso, dove andremo a finire?" - degli ettari di terra e una sull'Udinese che provoca sempre gioie e dolori. Non-luoghi di una civiltà spesso più alienata culturalmente di una capanna nel Wisconsin in cui Leatherface e Jason Voorhees siedono allo stesso tavolo (e certo non discutono di Hegel). Eppure qui c'è un festival che da tredici anni attrae gente, clienti paganti tra le altre cose, da tutto il mondo, riempiendo il Teatro Giovanni nonostante Udine non sia esattamente the city that never sleeps..

 

Ma con buona pace dei recalcitranti concittadini, il FEFF tira dritto, dando la sensazione sempre più forte di costituire un microcosmo, un sistema autoconsistente che più che fotografare (cosa piuttosto impossibile) la realtà del cinema asiatico, inquadra la sua prospettiva, quella in cui Foxy Festival strappa applausi e fa il pienone (mentre in patria non se lo è filato nessuno) e The Piano in the Factory si guadagna un'incomprensibile prima serata, dove Villain passa nell'anonimato pomeridiano. O in cui Michael Hui, Segawa Masaharu e il muto cinese degli anni '20 possono convivere nella stessa randomica retrospettiva. Ma a questo siamo abituati, al Far East vogliamo un gran bene anche per quelli che sono peculiarità più che difetti. Dove invece non si può più di tanto transigere è sulla tendenza, non solo del Far East ma pure di festival più blasonati come Torino, Venezia e Roma, di proiettare DVD o B-R. Così non va, si incazzò Wakamatsu a Torino per United Red Army e lo stesso farebbe se fosse l'autore di un film come Villain and Widow, commediola coreana proiettata in una copia orrenda (un avi?), tanto che dalla terza fila in platea era possibile contare i pixel, belli grossi e vistosi. Tendenza molto molto preoccupante, con la celluloide in estinzione e il gelido e idiota alluminio che avanza incessantemente.



m'goi saai