Mortuary BluesSandra Ng è un'eccezione vivente: l'unica vera primadonna del cinema comico, la sola attrice capace di scherzare e ridere al pari dei colleghi. Dovrebbe essere un esempio da seguire, non una voce isolata fuori dal coro. Sandra, nata nella seconda metà degli anni sessanta, inizia la carriera tra televisione e radio. Grazie ad un programma di successo si ritaglia uno spazio sempre più consistente1, che ben presto le permette lo sbarco su grande schermo. Dopo l'inizio in sordina, con comparsate in Twinkle Twinkle Lucky Stars e Peking Opera Blues, nella seconda metà degli anni ottanta comincia a raccogliere quanto seminato, costruendosi un ruolo ben delineato all'interno dello star system (che per quanto la stimi non le ha mai regalato l'emozione di un riconoscimento ufficiale2). Tanto da farsi etichettare addosso un'immagine stereotipata che non l'abbandonerà mai più e che lei stoicamente saprà sfruttare con gran dispendio di auto-ironia, senza il timore della parodia e del lesionismo personale.
Sandra diventa così in breve tempo un'icona, la bruttina simpatica (ma non troppo), a metà tra la zitella inacidita e una variante disturbata - e disturbante - della ragazza della porta accanto (che nessuno vorrebbe però incontrare): in commedie all star come The Crazy Companies e Happy Bigamist fa esercizio di spirito, preparando il terrendo al futuro successo. Con la pratica ripetuta l'attrice perfeziona il suo stile, venato di nevrastenia e della malinconia del brutto anatroccolo - in difficoltà nel rapportarsi con gli altri, da cui non è accettata perché non particolarmente avvenente né al passo con il lato cool della società -, fino a diventare un elemento insostituibile di determinati generi e situazioni. E' riconoscibile, non a caso spesso con pettinature censurabili, specialmente nell'horror comico degli anni '80, di cui è presenza fissa: solitamente nel ruolo della racchia di spirito che anima con la sua aggressività, e se necessario senza rinunciare a scatologia e scurrilità, situazioni di disastro corale, dove la sua grinta emerge nel gruppo. Con registi di polso in grado di sfruttarne la verve dà il meglio: in Mortuary Blues, dove è una cantante d'opera che si invaghisce di un poliziotto male in arnese, nel tentativo di sedurlo gli si presenta nuda, a braccia aperte, e come risultato provoca il vomito di tutti gli astanti. Forte di una parlantina inarrestabile e di una mimica facciale che sfocia spesso nella caricatura esagerata, Sandra si affida ad una recitazione viscerale, impetuosa, satirica, quasi ingenua ma sempre genuina e proprio per questo scoperta ed efficace.
La Ng trova ottime risposte anche nella parodia del poliziesco: dapprime nel ruolo di leader carismatica nella popolare serie The Inspector Wears Skirts, quindi in exploit singoli di grande successo quali Jiang Hu: The Triad Society, dove gioca a fare la vamp, o il gambleristico The Top Bet. La stessa Sister Thirteen, personaggio di grande impatto all'interno della saga noir Young and Dangerous, tanto da meritarsi due spin-off a parte, non è che un'oculata presa in giro di un modello criminale - una boss lesbica che controlla il traffico della prostituzione, corteggiata da un impacciato capo-triade - e dei pettegolezzi che continuano a coinvolgere sui tabloid scandalistici le presunte scelte sessuali della protagonista3.
Pare trovarsi particolarmente bene con Wellson Chin, che è forse il regista che ha insistito su di lei con maggiore convinzione nei primi tempiThe Inspector Wears Skirts, e Jeff Lau4; incontra spesso il collega Stephen Chiau, con cui - è un caso più unico che raro nel parco attori cantonese - sa dialogare alla pari: in All for the Winner è proprio la sua ascella a far ritornare i poteri al super giocatore. Nonostante la propensione ad un umorismo forte, fisico e ai limiti della volgarità, l'interprete è a suo agio anche in commedie sofisticate e più raffinate: in All's Well End's Well - così come nel seguito nominale All's Well End's Well 1997 - è la moglie tradita e inadeguata di Raymond Wong; in Golden Chicken prende con spirito dissacratorio le parti di una prostituta e con lei rivive gli ultimi vent'anni di Hong Kong, provocande risate e sorrisi al tempo stesso coinvolgendo e commuovendo. Ma la Ng non è solo un'interprete monodimensionale: come spesso accade a Hong Kong si è prestata con intelligenza per digressioni drammatiche di rilievo, nello sperimentale 4 Faces of Eve, interamente costruito sulla sua persona, e soprattutto nel meraviglioso Juliet in Love. In tutto questo Sandra non ha mai dimenticato il suo primo amore, la radio, un mezzo di comunicazione che per sua ammissione gli dà possibilità espressive difficili da riprodurre al cinema, per cui continua a lavorare senza sosta, riscontrando sempre il gradimento del grande pubblico.

Note:
1. Per una trasposizione non autorizzata degli esordi di Sandra ci si può riferire al gossiparo Love and Sex in the Eastern Hollywood di Aman Chang, dove si fanno insinuazioni, anche pesanti, sul passato sentimentale dell'allora radio-conduttrice.
2. L'ultima cocente delusione è coincisa con la cerimonia di consegna degli Hong Kong Film Award 2003, in cui era super-favorita per il premio di miglior attrice protagonista, meritatissimo per Golden Chicken, e si è vista scippare la statuetta da Angelica Lee per l'horror The Eye.
3. Al di là delle malelingue e delle voci di corridoio il personaggio della lesbica le rimane appiccicato addosso: nell'episodio dell'insipido Modern Romance che la vede protagonista viene redenta dalle smanie familiari di uno spasimante insistente.
4. Cfr. anche Alberto Pezzotta, Pier Maria Bocchi - Intervista a Sandra Ng, in VV.AA. - Nickelodeon #99-100 (Centro Espressioni Cinematografiche, 2002 - pagg.32-33)