Hai diretto tre lungometraggi, Marked for Murder (1994), Little Hero on the Run (1995) e The Future Hero (1997). Cosa mi dici di queste esperienze? Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?
Ho partecipato a questi progetti all'inizio della mia carriera, motivo per cui non li sento completamente miei, non sono del tutto un mio lavoro. Spesso ho dovuto scendere a patti e rinunciare alle mie idee, arrivando al compromesso di accettare soluzioni sulle quali discordavo. Non ho avuto la bravura di ribaltare tante idee a mio vantaggio, per cui non posso dire che si tratti di esperienze completamente positive, che mi abbiano lasciato soddisfatto. Ma attraverso questi lavori ho imparato ad essere forte e ad impormi degli standard minimi di qualità: nel momento in cui non avessi la possibilità di alzare il livello altrui, avrei lavorato sodo per innalzare il mio! Per fare un buon film ogni cosa deve Super Modelquadrare. E bisogna che tutto sia quanto più possibile vicino alla perfezione. Mi sono ripetuto spesso un motto, per incoraggiarmi: «Non è il momento giusto, per cui non accettare ogni film che ti viene proposto». E così ho fatto, non accettando più di dirigere o recitare in qualsiasi copione che mi fosse stato sottoposto, non affidandomi più al caso.
 
In Super Model e Dragon Reloaded hai lavorato al fianco di Vincent Kok. Com'è stato lavorare con lui? Come si è sviluppata la vostra collaborazione? Trovo che sia uno dei nomi emergenti più interessanti del cinema di Hong Kong di oggi.
Vincent Kok e io non abbiamo lavorato insieme solo in Super Model e Dragon Reloaded. La nostra prima collaborazione risale a tanti anni fa, quando lui era ancora solo uno sceneggiatore. Quando è passato a dirigere pellicole, e a ricoprire anche il ruolo di produttore, voleva qualcuno che conoscesse bene i meccanismi del cinema e della televisione attorno a lui, ma a causa del mio contratto di lavoro con Stephen Chiau non ho potuto assisterlo quanto avrei voluto. Di tanto in tanto, quando i miei impegni me lo permettono, lo aiuto molto volentieri. Tra tanti nomi dell'industria devo ammettere che Vincent ricopre un ruolo molto signficativo, lavorare con lui ha coinciso con momenti importanti perché ci capiamo e ci rispettiamo l'un l'altro. Voglio ringraziarlo perché pensa a me come prima scelta ogni qualvolta ha per le mani un lavoro.
Allo stato delle cose, a Hong Kong, un regista con così tanto talento e ricco di passione come Vincent è molto difficile da incontrare.

Ti piacciono i suoi film?
Sì, sia come spettatore che come insider del mondo dello spettacolo. Mi piacciono perché hanno un appeal commerciale, sono solidi. Da un punto di vista artistico non vorrei che si discostasse troppo da quanto sinora fatto, perché nel panorama odierno sono troppo pochi i registi capaci di coniugare esigenze commerciali ma che al tempo stesso sono in grado di far ridere la platea. I suoi film sono divertenti e sanno intrattenere il pubblico.
 
Kung Fu HustleCosa ne pensi della situazione attuale del cinema di Hong Kong, ancora in crisi?
Come detto prima, l'industria di Hong Kong sta ristagnando. Gli spettatori hanno ancora voglia di andare al cinema purché vi siano in cartellone dei titoli in cui possano riporre la propria fiducia. Un sacco di registi e di investitori non si pongono nei panni del pubblico quando devono mettere in cantiere un film; così facendo il pubblico pagante si sente tradito, imbrogliato, e si ricorda in maniera negativa di questi registi, di questi produttori, ma anche degli attori, portando il cinema di Hong Kong allo stato di crisi attuale. Se i filmaker e le compagnie di produzione potessero ripartire dalle basi potrebbero sfruttare l'occasione, come in passato, per riportare la cinematografia cantonese allo stato di grazia dei suoi passati giorni di gloria.
 
Guardando a ritroso la tua carriera hai qualche rimpianto? O qualche progetto non completato o nel cassetto in cui credevi?
Se mi guardo alle spalle non ho rimpianti, visto che di natura sono ottimista e che ho fiducia in un futuro sempre brillante, anche nei momenti meno piacevoli. Non vale mai la pena di piangersi addosso. Ci sono alcuni progetti irrealizzati... non che non potessero essere completati, la colpa è più che altro di un mercato che non era ancora pronto per loro. Nel momento in cui ho iniziato a lavorarci questi progetti mancavano del necessario talento per poter essere sviluppati nel modo migliore. Spesso si tratta di un problema di produzione: troupe mal assemblate e pochi attori all'altezza. E' il motivo per cui spendo molto tempo nel reclutare e nell'addestrare nuovi talenti, aspettando il momento giusto. Una volta giunto l'attimo giusto sarà molto più facile riprendere in mano questi progetti, di cui per scaramanzia non ti confido i dettagli, e portarli a Naked Ambitiontermine.
 
Su cosa stai lavorando ora? Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Ci sono tanti progetti, al momento: girare dei drammi televisivi, produrre lungometraggi per il cinema e consacrare una casa di produzione tutta mia, trovando le persone giuste - tecnici e attori - da impiegare. Sono degli impegni che richiedono molto tempo. Il prossimo passo sarà creare un'opportunità di collaborazione con capitali e investimenti stranieri, dato che il tradizionale bacino del mercato del sud est asiatico non è più sufficiente a rigenerare l'industria cinematografica hongkonghese. Per espandere il mercato occorre attrarre finanziatori e spettatori non hongkonghesi, così che il margine di crescita aumenti. Ma prima devo essere certo che la direzione in cui mi sto muovendo sia quella giusta, e conquistarmi definitivamente la fiducia sia dell'industria che dell'audience.

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