A-1Il giornalista Peter muore in un incidente stradale, apparentemente perché guidava in stato d’ubriachezza. La sua collega ed ex fidanzata Elaine [Ling] – che lo aveva mollato il giorno prima – decide d’indagare sulla sua morte, per niente convinta della versione ufficiale dell’incidente. La ragazza ha infatti il sospetto che Peter sia stato eliminato dopo aver scoperto le prove decisive di qualche caso importante a cui stava lavorando. Nelle indagini la aiutano il giovane fotografo Kevin e Fei, un ex poliziotto che si era recato da Elaine per riscuotere una somma di denaro che la ragazza deve restituire a un usuraio.

Negli ultimi anni è diventata pratica comune nel cinema di Hong Kong dirigere i film a quattro mani. Le coppie sono di solito formate da un regista veterano (di solito proveniente da un periodo artistico piuttosto opaco) e da un giovane talento emergente o ancora non troppo affermato. Il caso più noto è quello della serie Infernal Affairs e del recente Initial D, realizzati da Andrew Lau e dal promettente Alan Mak, ma anche quello di Wong Jing, affiancato in tempi recenti prima da Marco Mak (il montatore di Tsui Hark) e poi da Billy Chung (una lunga militanza nel cinema serie B con un unico grande exploit: Assassin). Gordon Chan, che qualche anno fa aveva dato il via a questa moda con Option Zero e Beast Cops lanciando il giovane Dante Lam (qui presente nelle vesti d’attore e in quelle di regista delle scene d’azione), si affida stavolta a un collaboratore più esperto, quel Rico Chung Kai-cheung che in passato aveva costituito un interessantissimo sodalizio artistico con Cha Chuen Yee, già autore di script tra i più interessanti del cinema hongkonghese degli anni ‘90 come Legal Innocence, The Rapist, i due Once Upon a Time in Triad Society.
Il risultato è un film decisamente più interessante tra quelli della produzione recente di Chan (reduce dall’imbarazzante The Medallion con Jackie Chan), pur senza suscitare troppi entusiasmi sotto il profilo della regia e/o delle invenzioni di sceneggiatura. Ad elevarlo una spanna sopra ad altre produzioni dell’ex colonia inglese ci pensano invece le interpretazioni di tre vecchie volpi come Anthony Wong, Tony Leung Ka-fai ed Eric Kot. Soprattutto il primo, in un ruolo tutto giocato in sottrazione (come sembrano lontani i tempi di overacting di The Untold Story), divora completamente il film con la sua presenza diventandone il perno insostituibile, la vera ragion d’essere. Gordon Chan e Chung Kai-cheung lasciano intelligentemente spazio alla sottotrama romantica a discapito della vicenda principale dando l’opportunità a Wong di costruire un personaggio ricco di sfaccettature, un «duro» realmente insolito per il cinema di genere, risoluto e competente (è lui è risolvere il mistero e a togliere più volte dai guai Elaine), anche se a tratti vulnerabile e imbarazzato di fronte al candore e alla disarmante bellezza della protagonista (interpretata senza troppi sussulti da Angelica Lee, già vista in Princess D, The Eye, Koma e 20:30:40). Film vincitore della migliore sceneggiatura agli Hong Kong Film Critics Society Awards.

Hong Kong, 2004
Regia: Gordon Chan, Rico Chung
Soggetto / Sceneggiatura: Gordon Chan, Rico Chung
Cast: Angelica Lee, Anthony Wong, Edison Chen, Tony Leung Ka-fai, Eric Kot

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