A Moment of RomanceIl piccolo malavitoso Dee è costretto a guardarsi le spalle dagli ex compagni di una rapina, dopo una bravata pagata a caro prezzo. Sulla sua strada finisce per un tragico errore una ragazza di buona famiglia, JoJo. I due, costretti a una difficile convivenza, si innamorano quasi senza rendersene conto. Lei è bella e comprensiva, e lui tutto sommato è un bravo ragazzo. Ma la storia d'amore è impossibile, Dee è pur sempre un criminale con un amico fraterno da proteggere e troppi conti da regolare.
Chi conosce il cinema di Hong Kong è abituato alle frequenti incursioni di uno spleen sentimental-romantico in ogni genere di pellicole. Il noir, vista la sua forte natura emotiva, a base di sangue e sensazioni vive, ha avuto sin dai primordi un ruolo privilegiato in questo particolare processo di ibridazione. Con A Moment of Romance Benny Chan procede con convinzione mai vista prima ad un'inversione di tendenza, aggiungendo qualche significativa nota del crime movie ad un'impalcatura prevalentemente mélo (e la traduzione del titolo cinese - If Heaven Has Love - parla molto chiaro). Ci sono quindi violenza, triadi e tensione, ma c'è soprattutto un finale straziante che conclude tragicamente la solita storia d'amore impossibile. La commozione non è qui ad uso esclusivo delle femminucce piagnucolanti, ma un rituale catartico obbligatorio. Love story esile, sia beninteso: di questo tipo - lui povero e ignorante, ma buono, lei bella e ricca, ma ignara delle barriere sociali - da Cenerentola in poi tra cinema e letteratura se ne sono viste a bizzeffe. Colpisce semmai la veemenza dei toni, l'urgenza con cui il regista urla la disperazione dei suoi due protagonisti. Non troppo a sorpresa - basti pensare al successo planetario degli altri classici del genere, da All About Ah Long a C'est la vie, mon cheri - A Moment of Romance diventa un tassello imprescindibile dei due generi presi in considerazione, continuamente citato (Mean Street Story) e parodiato (Troublesome Night, Feel 100%).
Fuori contesto, diventa il simbolo della storia d'amore tormentata, di un ideale alto e universale che non ha bisogno di cultura e grandi ambizioni per palesarsi. Sono presenti infatti tutti i temi che possono far presa su un pubblico allargato: l'eroe nazional-popolare Andy Lau, che non manca di cantare il suo tormento (Caravan of Life, grande classico del canto-pop anni novanta) nel video-clip riassuntivo; l'amicizia che non conosce età tra il piccolo mafioso e un povero cristo (l'ottimo Ng Man Tat, lontano dai suoi abituali personaggi comici) che ne fa le veci di padre; l'onore che richiede sempre e comunque la vendetta dopo un tradimento; una bella ragazza per il cui sorriso immolarsi non è troppo oneroso. Quest'ultima è la vivace JoJo, interpretata dalla deb taiwanese Wu Chien-lien, al suo primo ruolo. Scoperta per caso dal produttore Johnnie To - il quale, dopo la segnalazione di Sylvia Chang e un provino non soddisfacente, aveva deciso di scartarla: fu costretto a richiamarla dal momento che un giorno prima di cominciare le riprese non aveva trovato niente di meglio - è il vero affare del film. E' lei l'ago della bilancia, volto fresco da ragazza della porta accanto, ingenua ma non troppo. Un solo ruolo le basta a conquistare il grande pubblico e a imporsi come principale interprete femminile per i due lustri seguenti.
Ma non può essere un susseguirsi di clichés, per quanto ben costruito, a lasciare il segno ancor oggi, a dieci e passa anni di distanza. E' vincente l'approccio tutto nuovo alla gioventù ribelle e al mondo delle triadi: uno sguardo poco obiettivo che cerca di comprendere pulsioni e motivi dei gangster. Dee, costretto alla vita criminale da un background povero e senza troppe possibilità, è il primo precursore dei futuri teen agers deviati di Young and Dangerous: gode delle simpatie del pubblico, e sotto la scorza da duro batte un cuore d'oro, da bravo ragazzo ansioso di cambiare. Per assurdo il Fato decide di essere beffardo con lui, offrendogli prima l'occasione giusta per tagliare con il vecchio mondo, e costrigendolo, proprio perché è un eroe per cui onore e amicizia sono valori inscindibili, a rinunciarvi e a sacrificare tutto. Più che un trionfo dell'autore è il successo precalcolato, ma non senza rischi, dei tre produttori Johnnie To, Ringo Lam e Wong Jing. Una conferma, se necessario, che spesso nel cinema cantonese non è quello del regista il ruolo che conta di più.

Hong Kong, 1990
Regia: Benny Chan
Soggetto / Sceneggiatura: James Yuen
Cast: Andy Lau, Wu Chien-lien, Ng Man Tat , Tommy Wong, Lau Kong

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