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È un film diverso, Amphetamine, e non è un caso che ci sia dietro lo zampino di Lawrence Ah Mon, accreditato come executive director, a dar forza al suo protetto Scud, regista, sceneggiatore e produttore della pellicola. Una pellicola coraggiosa, tanto che parte con un nudo maschile integrale; un'opera che non ha paura di rischiare il discorso omoerotico sbattendo in faccia allo spettatore un dato di fatto: non è la voglia di scandalizzare ad animare la mano degli artefici ma un sincero afflato artistico. Come in Lan Yu di Stanley Kwan, facile riferimento anche per la dialettica arcaica dell'erastés ricco e borghese e dell'erómenos povero ma bello.

Daniel è un finanziere rampante, con Ferrari e casa di lusso, Tam un istruttore di nuoto confuso da una situazione familiare disastrosa e un passato/presente di abusi di ogni genere, dal sesso alle droghe: la loro relazione è impossibile, nonostante l'impegno di Daniel per convincere Tam, ribelle e restio a cedere, a lasciarsi affabulare dal suo lato femminile.

Non succede altro in Amphetamine, perché non servono grandi colpi di scena quando in gioco vanno i sentimenti più reconditi; né è mai servito altro al cinema di Ah Mon – non si dimentichi che Scud, mainlander fuggito dalla Cina, è autore delle parabole gay City without Baseball e Permanent Residence – per furoreggiare, per infiammarsi, e qui non si fa eccezione.
I riflettori sono puntati su due volti qualsiasi, belli ma non troppo, sicuri di sé ma senza eccessi, idealisti e ingenui quanto basta per essere credibili: ed è la dedica finale, a un amico scomparso, che dà il senso dell'opera, si intuisce un retroscena personale, un trascorso doloroso probabilmente (1), che va oltre la semplice messinscena. Proprio come il ponte che i due amanti vedono perennemente interrotto, proprio come la vita rurale che non permette di poter sognare, il dramma è sempre in agguato, sempre agguerrito, anche nei momenti onirici, nei pindarici distacchi dalla realtà, dove surrealismo e minimalismo cercano di non mostrarsi mai troppo snob – non sempre riuscendo nell'intento..

Perché Amphetamine è film cerebrale, complesso, sovrastrutturato e sicuramente eccessivo, scandaloso nell'insistenza delle luci sui muscoli e sulla carne lucida, sui baci peccaminosi, sulla sostanza di un legame vietato, ed è film che rischia di implodere quando punta al coté festivaliero (in concorso a Berlino e Taipei), alla finezza esibita. Ci pensano però le musiche, la fotografia, il montaggio e soprattutto i due protagonisti, pasoliniani, a scacciare i dubbi, la scena è tutta per loro e ripagano con le smorfie giuste la fiducia concessa.

Note:
1. Trascorso confermato dal director's statement pubblicato sul sito ufficiale del film: http://www.amphetaminemovie.com/about_amphetamine/directors_statement.

 

Hong Kong, 2010
Regia: Scud
Soggetto/Sceneggiatura: Scud
Cast: Byron Pang, Thomas Price, Winnie Leung, Linda So, Simon Tam.

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