Bakery AmourLok To (Michelle Reis), il cui nome significa "bella e sorridente", è una fornaia momentaneamente disoccupata, amica di penna dall'infanzia di Chanty (William So), e quando Chanty, architetto novello, decide di vivere a Hong Kong, Lok To gli propone l'appartamento del piano sopra al suo. A raggiungerlo e a vivere con lui è Uncle Jet (Francis Ng), aspirante detective1, figura rispettatissima nel paesino natale, nella Cina dei Nuovi Territori, ma a disagio e fuori moda nella progredita metropoli. Lok To ha il cuore infranto, perché il fidanzato Gala (Convoy Chan), in Francia per raffinare la sua arte panettiera, nell'inviarle la lettera numero cento ha rotto il fidanzamento, avendo atteso invano fino ad allora una risposta alle precedenti novantanove missive. Il problema, che verrà presto esaminato dall'intuito investigativo di Uncle Jet, è che Lok To queste novantanove lettere non le ha mai ricevute; ma tra lacrime, sorrisi, imbarazzi e scambi/passaggi di proprietà del panificio sotto casa, tutti si avvieranno comunque ad una risoluzione romantica.
Esulando dal genere di commedia sentimentale, va detto che Bakery Amour rasenta la sufficienza solo visto nel suo incastro d'insieme. La direzione di Stephen Lo è infatti mediocre; una regia statica e sconnessa, che affida i momenti cardine della sceneggiatura ai dialoghi, invece che alle immagini. Mediocre è la colonna sonora, ad opera di Leung Wai Kin, mix di plasticosi brani pop americaneggianti di qualità irrilevante e una trama musicale di sottofondo sintetizzata a dir poco a buon mercato. Mediocre è anche la fotografia di Chan Chi Ying, povera e alquanto convenzionale. Mediocre è soprattutto il succo del film, l'essenza, per colpa di una sceneggiatura (scritta dalla radiospeaker e presentatrice TVB Leung Chi Shang) intricata, farcita di dettagli stupidi e inefficaci, alcuni dei quali avrebbero però essere sviluppati con risultati ben più gustosi.
Eppure, in qualche modo Bakery Amour, programmato nei cinema di Hong Kong per San Valentino, funziona, nonostante l'impianto (soprattutto visivo) da sceneggiato tv, sopportabile solo grazie ad un cast di tutto rispetto, ben amalgamato in una recitazione livellata e disinvolta. Guardare Francis Ng nei panni del sottosviluppato impacciato tradizionalista campagnolo... bé... è una strana esperienza! Lontano dalle interpretazioni umorali e intense, Francis impersona con maestria il cagnolone di provincia innamorato di una porcellana cinese metropolitana (Michelle Reis), suscitando simpatia con quel modo tutto suo di essere timido e goffo, quasi represso, non solo per aderenza al copione ma anche per un'oggettiva assenza di passionalità e di mordente nella confezione delle vicende (sarà per questo che nel film continua a minacciare tutti con la prospettiva di una castrazione?); all'epoca Francis Ng dichiarò che Bakery Amour rappresentava l'inizio del suo apprendistato 'Meg Ryan', dopo molti, forse troppi ruoli da uomo con pistola (dunque probabilmente non è un caso se nel finale lo vediamo fare una lunga estenuante corsa notturna, che forse ha un po'il senso (ed è più che una sensazione) risolutivo di quella fatta da Billy Crystal in Harry ti presento Sally, lui davvero per raggiungere Meg Ryan).
Anche William So se la cava, una volta tanto, davvero egregiamente, e il suo personaggio, pur non indispensabile e per niente approfondito, risulta simpatico e ben caratterizzato, furbo, scanzonato e modaiolo, infantile quanto basta (munito di lecca lecca e omogeneizzati) e all'occorrenza anche saggio...
Michelle Reis è a suo agio nella parte da brava ragazza della porta accanto, vagamente immatura, adorabile nel (tentativo di) comportarsi da bellezza normale e anonima; e se non fosse per quelle circa venti volte in cui si preme e si ripreme le labbra tumide e perlate fra loro, sperando di sembrare stupìta o timida, e per quella sua naturalissima e spontanea incapacità perfino nel fingere di saper tagliare un paio di fette di pane, sarebbe davvero perfetta, specialmente quando testa con le guance la bontà del pane appena sfornato, coadiuvata da un sottofondo musicale un po' sexy, completamente fuori luogo.
A Helena Law e a Stephanie Che sono affidati due ruoli brevi, e anche le due migliori scene del film: molto meglio di Michelle Reis infatti, seppure meno bella, meno famosa e con un numero minore di inquadrature, Stephanie Che, nei panni della terza incomoda dotata però di un cervello, è protagonista insieme ad alcune mezze mele rosse di una difficile intesa con la rivale, come raramente si è visto al cinema e nella realtà. Helena Law invece, forse non a caso in questa pellicola con Francis Ng, dopo i premi ricevuti insieme per Bullets Over Summer, è la capafamiglia mamma di Uncle Jet, nella sequenza ambientata nel villaggio di Yuen Long, girata per fortuna con un minimo di umorismo e impegno registico. Deludente invece, ai limiti del proponibile, Convoy Chan, il fidanzato di Michelle Reis, brutta copia dei poveri di Terence Yin, inutile e ridicolo, circondato sempre da ambienti bianchi freddi e occidentali, in una simbologia da periodico femminile.
L'assunto della commedia sembra essere 'Amare non è possedere, ma dare', pensierino efficace solo se lo si fa passare attraverso il sacrificio, spolverizzato di una leggera dose di sofferenza (sennò che film cleenex sarebbe?). Ma a parte le performance degli attori, su Bakery Amour c'è ben poco altro da dire, se non che il tema del pane, evocato fin dal titolo, rappresenta forse una forma di semplicità tenera e quotidiana, ma non è che uno dei tanti dettagli che avrebbe potuto essere sfruttati per caratterizzare costruttivamente la storia, e invece se ne sta lì passivo, comparendo di tanto in tanto in scenette poco credibili.
Vaghi riferimenti a precedenti interpretazioni di Francis Ng, battutine/gag che non hanno il coraggio di osare, accorgimenti tecnici che, quando ci sono, sono copiati qua e là da altri film recenti, e scambi metaforici e confusi di anelli-sponsor, fanno di questa pellicola un lavoro disgiunto e svogliato, con un finale pasticciato da mani insicure (la sceneggiatrice, forse presa da manie egocentriche, o magari volendo concludere à la Love Is not a Game, but a Joke, entra in scena metalinguisticamente sottoforma di voce radiofonica che invita tutti gli innamorati a... volersi bene!! anticipando anche inutilmente, passo passo, tutti i movimenti che Francis e Michelle stanno per fare nei rimanenti minuti...). E meno male che al primo appuntamento con Michelle, Francis dichiara: «Solo con l'impegno si possono avere i risultati che si vogliono»!

Note:
1, I riferimenti all'ignoranza di Francis Ng, tentativo alquanto pedestre di caratterizzare il tipico piccolo cafone di provincia dei Nuovi Territori, avviene soprattuto tramite i dialoghi, in cui Uncle Jet parla col caratteristico accento hakka (che però noi occidentali, peccato, non possiamo apprezzare...), dando ad intendere di voler fare il detective senza aver mai sentito parlare di Sherlock Holmes; o precisando di avere problemi ad usare Internet e a mandare un'e-mail.

Hong Kong, 2001
Regia: Stephen Lo
Soggetto / Sceneggiatura: Leung Chi Shan
Cast: Francis Ng, Michelle Reis, Helena Law, William So, Convoy Chan

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