Ballistic KissDonnie Yen imita lo stile colorato e dal forte impatto visivo di un Daniel Lee, catapultando la sua abilità marziale in un contesto noir. Alla seconda regia, dopo l'apprezzato Legend of the Wolf, l'attore gioca con un genere, l'hard-boiled, e lo spinge sino alle estreme conseguenze, ai limiti della saturazione. In più Ballistic Kiss occhieggia al giallo-rosa made in Hollywood, attingendo direttamente a Out of Sight per aggiungere al risultato finale una patina di sensualità peccaminosa (in realtà molto poco spinta) che renda più carnoso un eroe asettico e impersonale. L'attore / regista si affida alle grazie acqua e sapone della deliziosa starlette taiwanese Annie Wu, nel ruolo che nell'epigono americano era spettato a Jennifer Lopez.
Cat, un sicario che finora non ha mai fallito, ma che medita di ritirarsi dalla professione, trova sulla sua strada una poliziotta giovane, bella e tenace, di cui finisce per innamorarsi. Il precedente incarico, l'omicidio di un mafioso, è stato per lui un giochetto da ragazzi, ma ora deve confrontarsi con un temibile gangster che si avvale di un astuto poliziotto corrotto come guardia del corpo.
Le differenze tra i due film, la copia cantonese e l'originale americano, sono sostanziali ma non abissali. Yen gioca ovviamente di più sulla fisicità prorompente dell'azione, di cui è assoluto sovrano, seppur aiutato dai soliti provvidenziali cavi, che permettono all'attore (che riveste anche il ruolo di martial arts director e produttore) di prodursi in un'eccellente concezione, realistica e sobria, delle sequenze più concitate. Con intelligenza sopperisce alla relativa mancanza di esperienza inventandosi uno stile personale, caotico e frammentato, fatto di ralenti e accelerazioni, abilmente assistito da un montaggio veloce e sincopato in grado di valorizzare le inquadrature ardite di cui abusa. Il mélo-noir, nobilitato dalle musiche del compositore giapponese Yukie Nishimura, nasce e muore nel tipico trinomio sangue / amore / vendetta. La sceneggiatura di Bey Logan è fin troppo ambiziosa, ma ha il grande pregio di far sì che lo spettatore si affezioni in fretta ai personaggi e alle situazioni in cui sono coinvolti. Con la stessa linearità riesce a rendere credibile una serie di villain statici (il modello Jimmy Wong) e un po' invecchiati (il veterano Yu Rong Guang).

Hong Kong, 1998
Regia: Donnie Yen
Soggetto / Sceneggiatura: Bey Logan
Cast: Donnie Yen, Annie Wu, Jimmy Wong, Simon Loui, Yu Rong Guang

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