Chicken and Duck TalkAh Hui (Michael Hui), gestore di un malsano ristorantino specializzato in anatra arrosto, si trova a dover fronteggiare contemporaneamente due situazioni difficili. Da una parte l’arrivo della detestata suocera e dall’altra l’apertura di un di un punto ‘Chicken Fried’ dirimpettaio, che gli porta via i clienti.

Da noi il tema sarebbe stato risolto come la guerra tra Enoteca Pinchiorri e McDonald’s, tra la cultura gastronomica tradizionale contro quella importata e serializzata nei fast food in franchising. In Chicken and Duck Talk il discorso è un po’ più complesso.
È vero che ci si confronta tra un cibo popolare molto diffuso in Cina, come l’anatra laccata, realizzata con una farcitura segreta personalizzata da ogni cuoco, ma è anche vero che il locale dei nostri ‘eroi’ è unto, tutt’altro che stucchevole e infestato di scarafaggi. Ed è solo assimilando parte dell’organizzazione taylorista, e toyotista, degli avversari, che riescono ad avere la meglio su di loro. Nulla si salva nella farsa generale del film.

È messo alla berlina il mondo delle asettiche catene di ristorazione occidentali – ma si fa riferimento anche ai giapponesi con lo hachimaki, la bandana tradizionale giapponese, indossato dal vicecapo del fast food - con i loro ridicoli training motivazionali dei dipendenti, trattati come schiavi e tenuti ad avere il massimo rispetto per i clienti occidentali. Michael Hui interpreta ancora una volta l’uomo medio, il mediocre, l’Homer Simpson di Hong Kong. Il suo personaggio vive in un mondo tutto suo, fuori dal tempo. Il suo appartamento sembra appartenere agli anni ’50, tra televisione in bianco e nero, radio d’epoca, boccia di pesci rossi, ventilatore. E la suocera, che indossa abitini e cappellini dai colori pastello, ridicoli, sembra uscita, incartapecorita, da un melò di Douglas Sirk.
Hui pur non firmando la regia, ma rivestendo i ruoli di produttore esecutivo e interprete, è comunque il vero autore del film che inizia tipicamente con lo scorcio di una strada nelle ore di punta. La struttura narrativa ripropone lo schema che prevede una parte iniziale magmatica, piena di gag, che poi si sviluppa in una storia. E non manca la citazione, in questo caso nella scena in cui l’assistente cerca di carpire il segreto della ricetta, accompagnata dalla musica di 007. Chicken and Duck Talk contiene scene magistrali infarcite di comicità slapstick e girate con brio e ritmo calzante. Ma mostra anche il limite del cinema di Hui, che spesso si sfilaccia e disperde in gag-divagazioni e in gag-parentesi, non organiche nell’economia narrativa della commedia.

 

 

Cina/Hong Kong, 1988
Regia: Clifton Ko.
Soggetto/Sceneggiatura: Jo Ma, James Yuen, Michael Hui, Clifton Ko.
Cast: Michael Hui, Ricky Hui, Sylvia Chang, Lawrence Ng.

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