ConspiracyMaggie va a prendere il suo ragazzo in aeroporto Andy, di ritorno da una trasferta aziendale in Tailandia. Qui, prima di salutarlo, lo vede però con una misteriosa donna nero vestita. Una volta tornati a casa, Maggie - che ha fatto finta di niente - nota subito che il suo uomo è cambiato. Il suo timore è di essere stata tradita, ma il fatto passa in secondo piano grazie a due eventi ben più sconvolgenti. Lei ha una crisi di sonnambulismo, in cui è vista passeggiare per strada con un lungo coltello da cucina in mano, mentre il capo di Andy, con il quale l'uomo aveva litigato da poco, viene trovato cadavere. La poliziotta Tammy, tra l'altro amica di vecchia data della coppia, inizia ad indagare, ma la polizia non ha indizi, constatato anche che Andy ha un'alibi inattaccabile. Maggie inizia quindi a sospettare di essere in qualche modo colpevole, dato che suo fratello in passato aveva avuto una crisi simile alla sua e aveva ucciso diverse persone in preda ad un raptus omicida. Intanto le morti aumentano, accrescendo il clima di sospetti incrociati.
Insolito tentativo di thriller familiare / psicologico, questo Conspiracy di Sam Ho (che nel solo 2000 ha girato cinque film oltre a questo). Assomma spunti presi a prestito da diverse altre pellicole (con echi lontani che possono arrivare persino fino a Hitchcock), ma fallisce nel riorganizzare tali spunti in un'unica trama coerente e solida. Il difetto principale della pellicola è infatti l'assenza di organicità dovuta ad una sceneggiatura probabilmente affrettata, che lascia per strada diversi pezzi e cambia strada più di una volta, dimenticandosi (volutamente o meno) di quanto avvenuto prima. La struttura è inoltre non dissimile dal senz'altro migliore Horoscope II: The Woman from Hell di Steve Cheng (in cui peraltro Sophie Ngan, novella Amy Yip, recitava in un ruolo quasi identico), eliminata però ogni traccia di sovrannaturale. Girato troppo svogliatamente per risultare coerente, Conspiracy ha anche l'ulteriore difetto di essere indeciso sul tono da darsi e sugli obbiettivi a cui punta. A metà strada tra un film che vuole essere serio e un exploitation, non ha però né le capacità tecniche del primo né il coraggio espressivo / tematico del secondo (poco sangue, nessun eccesso, niente sesso), rimanendo a metà strada in un miscuglio che difficilmente soddisferà appieno qualcuno.
Nonostante questo, non tutto è da buttare via. Se anche gli attori non fanno certo gridare al miracolo (soprattutto Bessie Chan risulta un po' spaesata), rimangono alcuni buoni spunti. Quello che si intravede della trama - vale a dire ciò che il film avrebbe potuto essere se non fosse stato girato tanto di fretta, l'idea di fondo, insomma, è tutt'altro che disprezzabile. Un'indagine interessante non tanto sulla famiglia (discorso solo marginalmente accennato), quanto su quanto siamo influenzati da azioni che abbiamo creduto di compiere nel nostro passato (e penso non solo al personaggio di Bessie Chan, ma soprattutto a quello di Michael Tse). Oltre a questo, disseminati e un po' nascosti, ci sono altre trovate, se non originali, perlomeno non troppo sfruttate, come quella sull'alibi di Sophie Ngan riguardante l'esatta ubicazione della casa in cui si trovava.
Il giudizio resta comunque negativo, purtroppo. Sicuramente un'occasione sfruttata male.

Hong Kong, 2000
Regia: Sam Ho
Soggetto / Sceneggiatura: 
Cast: Bessie Chan, Sophie Ngan, Michael Tse, Chan Choi Yin, Simon Loui

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