Detective Dee: Four Heavenly Kings

Terzo episodio di quella che si presume diverrà una tetralogia, Detective Dee: I quattro re celesti si colloca temporalmente tra il prequel Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon e il capostipite Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma. Una serie incentrata sulla versione romanzata di un personaggio storico, il magistrato Di Renjie: un dignitario di corte sotto il regno della imperatrice Wu all'epoca della dinastia Tang, trasformato da Tsui Hark in un investigatore dell'impossibile, una sorta di incrocio tra Martin Mystère, Sherlock Holmes e Indiana Jones.

Tutto ha avuto inizio con il mistero dell'autocombustione di Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma., quando Tsui Hark ha riunito un cast di glorie del cinema di Hong Kong che fu per confezionare un film d'avventura che sfruttasse le nuove potenzialità della computer grafica.

Un successo al di là delle aspettative, che ha generato un prequel dal budget più contenuto, incentrato sull'Acqua - dove il primo era dominato dal Fuoco - e su un terribile mostro marino. Vista l'evidente predominanza dell'Aria in I quattro re celesti, sembra chiaro che andremo incontro a un capitolo conclusivo in cui l'elemento Terra sarà protagonista.

Nel terzo episodio si perde lo "Young" del titolo, che caratterizzava il prequel, ma il cast rimane il medesimo (e quindi niente Andy Lau), così come il tema dominante: l'inesauribile sete di potere che serpeggia alla corte dell'imperatrice, destinata a essere sfruttata dalla magia nera dei cospiratori, capaci di presentare una realtà differente da quella percepibile a occhi nudi. Un mondo desiderato dall'imperatrice, a sua immagine e somiglianza, gelosa degli elogi riservati al fastidioso e zelante Dee. Seguono giochi di illusioni digitali che Di Renjie è costretto a smascherare, per salvare la propria vita ma soprattutto il benessere del regno, costantemente minacciato da forze oscure. Al solito la minaccia apparente ne nasconde una politica, reale e assai più temibile, anche se sembra più difficile, rispetto agli episodi precedenti, ricondurre possibili significati nascosti e simbolismi all'attualità extradiegetica cinese.

Ma gli esegeti di Tsui e i cinefili più incalliti avranno di che scervellarsi sull'ennesima riflessione del regista sul digitale, il vero e il falso, il reale e il percepito. Analisi volenterose a parte, il film si muove essenzialmente su un livello di lettura, quello dello stupore, che transita attraverso effetti immaginifici (la scultura di dragone che si anima, lo scontro finale tra uno scimmione albino e un disgustoso gigante) e sembra riprendere il filo laddove Journey to the West: The Demons Strike Back l'aveva interrotto. Un cinema in cui la regia tradizionale sembra fermarsi, per lasciare totalmente spazio al digitale e alla sua capacità di rendere concreto e tangibile il potere magico, di far muovere i corpi astrali che rappresentano Bene e Male, o yin e yang.

Tsui Hark è un professionista ineguagliato nella messa in scena action e fantasy, capace di rivitalizzare anche l'immaginario più inflazionato con qualche trovata visionaria, quindi se ci si è affezionati al personaggio di Dee e il bisogno di serialità ha la meglio, Detective Dee: I quattro re celesti rimane una visione consigliata, a cui non manca nulla sul piano del ritmo e dell'intrattenimento. Ma ai non iniziati conviene prima vedere il capostipite della saga e capire se si tratta di vera passione o solo di una esotica curiosità, prima di approdare ai capitoli successivi.

Cina/Hong Kong, 2018
Regia: Tsui Hark.
Soggetto/Sceneggiatura: Chang Chia-lu, Tsui Hark.
Cast: Mark Chao, William Feng, Kenny Lin, Ethan Juan, Sandra Ma, Carina Lau.

 

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