Fatal LoveFatal Love, da non confondere con almeno un paio di altre pellicole omonime, è una delle rare occasioni in cui Leong Po Chih, autore a tutto tondo con una sua poetica ben precisa, decide - probabilmente costretto dal contesto produttivo (gli standard della Cinema City e le aspettative di incassi) - di non insistere sui suoi abituali sottotesti socio-politici e di dedicarsi alla commercializzazione di un genere. Il mélo diventa nelle sue abili mani nero, teso ma anche irrazionale, passionale, veemente nei toni: colpa di un gangster spietato e donnaiolo, sospettoso e permaloso, che farebbe di tutto pur di non abbandonare la sua donna - il suo giocattolo, che neanche ama più - tra le braccia di un pubblicitario intraprendente e testardo.
Stavolta tante teste non valgono una buona sceneggiatura, con scorciatoie di comodo - l'inizio spiritico, del tutto gratuito, inserito solo all'ultimo momento per speculare sul successo di Leslie Cheung con A Chinese Ghost Story -, tante incongruenze e poche idee valide (i giochi di parole sul nome del protagonista, più volte etichettato come Chicken Wing [= ala di pollo, ovverosia codardo]; l'insistere continuamente sul concetto di fatalità, anche a costo di agire senza razionalità, più o meno come in Dream Lovers di Tony Au, di cui potrebbe costituire una variante impoverita). Se dal punto di vista dei contenuti le previsioni si rivelano facilmente corrette - in fondo è un Romeo e Giulietta più caricato: sensuale, scorretto e violento, come certo cinema di Hong Kong che rappresenta bene -, Leong decide allora di concentrare i suoi sforzi sulla resa formale. Chiamando a rapporto ben quattro direttori della fotografia, tre montatori e le geniali intuizioni sonore di Violet Lam e estetizzando il suo sguardo di regista per un look a metà tra coolness costruita (i veli e tante scenografie colorate quasi kitsch) e glamourizzazione spontanea (l'incontro notturno con torta di compleanno; il toccante confronto tra il nonno morente della ragazza e i due neo-amanti). La coppia protagonista - due mattatori assoluti, che si attraggono magneticamente: in risalto lei, Cherie Chung, fascinosa finta dark lady, bellissima, irresistibile quando, a corrente alternata, si mette a recitare sul serio - si presta bene al trattamento, dimentica delle psicologie banali - mai quanto quelle dei villain, malvagi, senza morale, capaci di tradire a sopresa (ma non troppo) - e di una confezione più ambiziosa di quanto servirebbe. Mancano gli squarci di realtà in contrapposizione ai momenti alti: con le stesse intenzioni e uno sguardo maggiormente razionale e partecipe Jeff Lau confezionerà uno dei suoi capolavori, Love and the City.

Hong Kong, 1988
Regia: Leong Po Chih
Soggetto / Sceneggiatura: Raymond Wong, Lee Mak, Lee Hong Wa, Zevia Tong, Lau Dai Chi
Cast: Leslie Cheung, Cherie Chung, Melving Wong, Ann Bridgewater, David Wu

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