Return of Chen ZhenIl mito di Chen Zhen torna a vivere grazie a questa nuova rilettura del personaggio firmata da Andrew Lau, regista che è spesso riuscito a integrare nelle sua opere un'impeccabile solidità di forma unita a un ampio respiro commerciale. Dopo Bruce Lee in Dalla Cina con furore e Jet Li in Fist of Legend, tocca a Donnie Yen ritornare nei panni del personaggio, da egli stesso già interpretato nelle serie televisiva Fist of Fury nel 1995. Ambientando la storia in un contesto più prettamente storico rispetto ai suoi "predecessori", Lau opta per la scelta di creare un blockbuster di ultima generazione, dove a contare è più l'apparenza che la sostanza. Ecco così che gli sfarzosi ambienti e gli sgargianti costumi finiscono per sovrastare la componente narrativa, sfilacciata sin dai primi istanti, in cui assistiamo a una spettacolare, ma in fin dei conti gratuita, fase bellica dove il nostro protagonista si trova a svolazzare magicamente per lo schermo schivando proiettili e colpi di cannone.

A risentirne è anche la caratterizzazione dei personaggi, stereotipati e improbabili (dalla cantante di night-spia giapponese interpretata da una sempre splendida Shu Qi al gestore di locali di un onnipresente Anthony Wong), con il solito sguardo estremamente nazionalista che delinea gli invasori nipponici come diavoli assetati di sangue in maniera involontariamente caricaturale, per finire in un compendio di situazioni grottesche e ad alto tasso di testosterone che neanche il carisma di Donnie Yen riesce a risollevare. Naturalmente Yen sfodera il suo meglio nelle scene action, anche se in questo caso la qualità delle coreografie, curate dallo stesso attore, viene penalizzata da un uso sin troppo esasperato di rallenty e soluzioni visive ad effetto, e nonostante la bellezza intrinseca di certe mosse l'impressione di assistere a un qualcosa di finto permane. Non mancano comunque sequenze avvincenti e lo stesso combattimento finale a suon di kung fu e karate si rivela senza dubbio esaltante per gli amanti delle arti marziali. Gustosa inoltre, ma anche qui inserita senza reali motivi, la citazione di un altro "classico" della storia di Bruce Lee, Il Calabrone Verde, laddove la maschera e il costume indossati da Yen ricordano platealmente quello dello storico telefilm. Allo scorrere dei titoli di coda quindi l'impressione è quella di aver assistito ad un grande dispiego di mezzi non supportato al meglio da una sceneggiatura latente e da una regia autocompiaciuta che mostra in più di un'occasione la mancanza di una coerenza globale, sia narrativa che visiva.

Hong Kong/Cina, 2010
Regia: Andrew Lau
Soggetto/Sceneggiatura: Gordon Chan
Cast:Donnie Yen, Qi Shu, Shawn Yue, Anthony Wong Chau-Sang, Yasuaki Kuratai.


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