Martial AngelsSfido chiunque abbia il coraggio di guardare i primi minuti dell'ultima fatica di Clarence Ford a non rabbrividire dall'orrore. Confesso che la prima volta che ho provato ad inserire il vcd nel lettore ho dovuto spegnere prima ancora di arrivare ai titoli di testa. Dentro di me continuavo a ripetere: «No, non è vero. Non ci credo». Mi ci è voluta qualche settimana e una buona dose di rassegnazione per convincermi a proseguire nell'impresa.
Tutto questo discorso, sia chiaro, non perché Ford abbia mai fatto grandi film o si sia mai dimostrato qualcosa di più che un altalenante artigiano (tanto da non potersi capacitare di una simile deriva), ma perché comunque un regista pur modesto come lui non credo fosse mai caduto così in basso. Sconcertanti il livello di comicità involontaria, le pretese stilistiche affossate con tanta inconsapevolezza, l'accozzaglia di pochezze sceneggiative, la desolazione dei dialoghi - e si potrebbe continuare a lungo. Per quanto infatti sia difficile pensare a qualcuno dei suoi film passati come a un capolavoro, le sue pellicole migliori si erano sempre distinte per una discreta regia (anche se di maniera), buona fotografia e montaggio (anche se tendenti al videoclip) e una buona padronanza dei ritmi narrativi (anche se spesso eccessivi o ridondanti). Sembra che con Martial Angels Ford abbia voluto dimostrare quanto siano irritanti e privi di significato questi elementi senza che dietro ci sia un'idea, seppur minima.
Cat è una ladra che lavora in team con un gruppo di altre sei ragazze. La sua ultima preda è una favolosa collana. Peccato che l'idea di rubarla sia venuta anche a Zi-yang, abituato a lavorare da solo. I due si incontreranno sul luogo del misfatto e sarà amore a prima vista. Tre anni dopo i due si sono lasciati e Cat ha abbandonato la via del crimine per diventare segretaria. Il suo capo sembra interessato a lei, ma Cat non riesce a scordarsi di Zi-yang. Quando reincontra Octopus, una delle sue vecchie compagne di rapina, arriva però anche la mafia russa, che rivela di aver rapito Zi-yang per costringerla a rubare un programma informatico custodito nell'azienda in cui Cat lavora. Decisa a liberare la sua vecchia fiamma, Cat chiamerà allora a raccolta le sue amiche.
Questo nei primi dieci minuti. Nel tempo rimanente, la sceneggiatura continua a ritorcersi su se stessa, non sapendo quale strada prendere. Sembra di incappare in continui vicoli ciechi contro cui i personaggi vanno a sbattere senza alcuna ragione apparente, ripetendo all'infinito le stesse operazioni giusto per raggiungere il metraggio necessario a un lancio nelle sale. Le cose succedono perché gli sceneggiatori hanno deciso che devono accadere, e non per una reale causalità interna agli avvenimenti narrati. L'unico interesse che può muovere lo spettatore a proseguire nella visione è allora la curiosità di vedere fino a dove si spinga un tale incomprensibile sfacelo. Senza rivelare null'altro (non vorrei rovinare la sorpresa), la risposta è molto in basso.
In questo inenarrabile pasticcio qualcuno potrebbe però domandarsi se è davvero tutto da buttare. Ebbene, no. Negli angoli più bui e nascosti rimane qualche briciola di sensatezza, ma sono momenti tanto brevi e distanti l'uno dall'altro da rimanere più miraggi che elementi positivi. Qualche buon momento d'azione, la presenza di Shu Qi, Wong Jing che massaggia il piede di una dolce fanciulla... insomma, decisamente troppo poco.
Salvatevi, se siete in tempo.

Hong Kong, 2001
Regia: Clarence Ford
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing, Sharon Hui
Cast: Shu Qi, Julian Cheung, Kelly Lin, Sandra Ng, Rachel Ngan

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