Once a Gangster

Alla fine degli anni ’60, Leone e Peckinpah cantavano il tramonto dell’epopea del western cinematografico, un genere che li aveva innalzati al rango dei grandi e a cui pagavano un tributo di nostalgia e (com)passione. Alla fine degli anni ’70, in terra HKese, erano Woo, Tam e Tsui (declinando l’addio in modi diversi, naturalmente), a chiudere l’era degli spadaccini erranti. Felix Chong, nel 2010, con Once a Gangster, sembra voler chiudere in un certo senso un’altra piccola era, quella che molto più modestamente dei nomi citati sopra, gli ha reso una certa notorietà, affiancato ai nomi di Alan Mak (qui produttore) e Andrew Lau, quella del triad movie. Chong, alla prima regia, sceglie però di celebrare il crepuscolo di un genere (per come lo conosciamo) senza toni solenni e tristezze epiche, ma seppellendolo sotto l’ironia e la risata. Se vogliamo, un’operazione del genere l’aveva approcciata – ma con altri esiti in testa (la parodia intelligente) – il Pang Ho Cheung di Men Suddenly in Black

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La storia raccontata è quella di due affiliati delle triadi che, a quarant’anni ormai passati da un pezzo e una ventina dopo essersi ritirati dalle scene, vengono ributtati in mezzo al palcoscenico dalle schermaglie dell’elezione del nuovo grande boss della triade. Il primo, Roast Pork (Jordan Chan), possiede un ristorante e lavora come cuoco, affettando verdure e polli come fossero i membri di una gang rivale con cui si scontrava nei sottopassi pedonali degli anni ’90, mentre il secondo, Sparrow (Ekin Cheng) è appena uscito di galera dove ha scontato la pena (20 anni) per aver accoltellato un tizio in un commissariato e dove dice di aver incontrato un tale che si faceva chiamare Milton Friedman. Bene, i due finiscono per competere per il sigillo che li renderebbe il nuovo grande boss (sigillo che è uguale a quello di Election di Johnnie To, tanto per riderci di gusto), spinti l’uno dal padrino di un tempo (Alex Fong, in forma smagliate) e l’altro dalla madre amante dello sballo e dei vestiti leopardati (un’incredibile Candice Yu), loro malgrado; perché i due sono tutto tranne che intenzionati a prendere il potere, con Roast Pork frenato dall’amore per il lavoro al ristorante e la giovane moglie e Sparrow fermamente intenzionato a iscriversi all’università per studiare Economia e cambiare il mondo. Così, invece che una lotta senza quartiere per la conquista del sigillo della triade, la storia dei due diventa pian piano una tragicommedia di astuzie e sotterfugi in cui ognuno dei due cerca di perdere il duello e far diventare così l’altro il nuovo boss supremo

Il ruolo della scheggia impazzita va a un altro luogotenente della triade, Scissors (Conroy Chan), l’unico che vorrebbe davvero diventare il boss, ma paradossalmente l’unico che non potrà mai diventarlo, dal momento che – ironia della sorte – il suo braccio destro è un infiltrato della polizia (e tutti nella triade lo sanno, tranne ovviamente il non proprio brillantissimo Scissors).
Il cast ben assortito e molto in vena regge la buona lena del film anche nei momenti in cui la regia di Chong sembra un po’ diventare ripetitiva e vuota (d’altra parte, il nostro era al suo primo film in solitaria) e la rinnovata liason tra Ekin Cheng e Jordan Chan li catapulta - dai tempi in cui erano gli Young and Dangerous per eccellenza - con qualche ruga e molta sicurezza attoriale in più. La parodia bonaria del genere passa appunto dalla saga sui giovani triadosi di Andrew Lau agli Infernal Affairs (impagabili le scene in cui Wilfred Lau recita la parte di un Tony Leung più goffo e idiota) e l’accompagnamento musicale sfonda toni morriconiani e riporta in auge il tema dei Prison on Fire di Ringo Lam, in un film che diventa con l’andare dei minuti un divertito omaggio al triad movie e insieme il suo canto del cigno, in un’epoca in cui i valori delle triadi sembrano diventare sempre più sovrapponibili con quelli della Hong Kong borghese del post-post-handover. Non che Once a Gangster non abbia difetti, anche non piccoli e soprattutto dovuti alla poca esperienza, ma i sorrisi che strappa, i tempi comici azzeccati e una certa originalità e freschezza nell’approccio permettono di sorvolare ben volentieri.

Hong Kong, 2010
Regia: Felix Chong
Soggetto/Sceneggiatura: Felix Chong
Cast: Ekin Cheng, Jordan Chan, Alex Fong.

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