Purple NightMan Ying, studente di musica piuttosto insicuro, passa la sua esistenza tra la casa della fidanzata facoltosa e una casetta in cui insegna a cantare a dei bambini. Una sera lo va a trovare Cheung Chi Yin, ballerina famosa. Insieme compongono la melodia per il prossimo musical di lei. I membri della compagnia di ballo, il produttore e il regista soprattutto, hanno delle perplessità. Ma il musical ha un successo immenso e cambia completamente la vita di Man Ying. La ballerina e il compositore diventano inseparabili, ma lo star system finisce col dare alla testa a entrambi. Il musical successivo si rivela stucchevolmente bello ma superficiale, come Man Ying che nel frattempo è diventato fin troppo sicuro di sé, al punto da relegare la fidanzata e il padre ai margini della sua considerazione. Un evento tragico porrà bruscamente tutti davanti all'immoralità del successo, alle speculazioni della stampa e alla inconsistenza di una storia d'amore che fin dall'inizio non era che un sogno troppo meraviglioso per stare in piedi puro, nella vita vera.
Purple Night è un grandissimo film, irreale e affascinante, tragico ma mai melenso, molto pudico. Il titolo definisce con precisione la scena che è il suo cuore, collocata all'interno della prima mezz'ora (come la notte brava delle sorelle di Young, Pregnant and Unmarried, come la notte insonne e rivelatrice dei fidanzati di The Forbidden Past...), appunto perché si tratta di un sogno, di una visione incosciente e sprovveduta che non potrebbe aver luogo quando i dettagli sono tutti già scoperti, incasellati e ben definiti. La casetta nel bosco, come in tanti altri film di Chor Yuen, senza distinzioni di genere (la catapecchia in cui Patrick Tse e la Rosa Nera si accerchiano e si studiano, in The Black Rose, o la casetta dell'uomo strano in The Forbidden Past, perfino la casetta in cui c'è l'unico contatto fisico tra Ti Lung cavaliere nero e la principessa azzurra, incontro dopo il quale, per un po' Ti Lung sembra perdere il senno completamente, in The Magic Blade...), gioca un ruolo fondamentale; la casetta è un luogo arcadico e allo stesso tempo carico di presagi e di tensione del peccato: Josephine Siao e Patrick Tse trascorrono nella casetta una notte da semi sconosciuti, chiacchierando, suonando il pianoforte, e sognando palesemente ad occhi aperti; la cinepresa li riprende avvicinandosi e allontanandosi dai loro corpi, come per instillare negli spettatori l'alterazione del battito cardiaco, la morbidezza di questo incontro completamente fatato, irripetibile, e dopo il quale non potrà mai più esserci niente di simile, anche se i personaggi si muoveranno per il resto del tempo proprio nel tentativo di riafferrare e riprodurre la folle e bellissima magia di questa nottata tutta viola, violentissima e dolce, tempestosa, incerta e serenissima. Purple Night abbonda di numeri musicali, sublimemente danzati da Josephine Siao, di gran lunga la migliore attrice della sua epoca; numeri che molto scopertamente, quasi picoanaliticamente, raccontano tutti i segreti del cinema passato e futuro di Chor Yuen, solo a volersene accorgere. C'è la riproduzione, sul palco, di una catapecchia fatiscente brulicante di inquilini, studio e anticipazione evidente di The House of 72 Tenants. E c'è Josephine Siao, ballerina che doppia metalinguisticamente, stilizzandolo sul palco, il suo personaggio di donna, bella come una visione, fatina scesa dal cielo e atterrata in un bosco, con una bacchetta magica, per rasserenare gli animi. Fatina che però appartiene al cielo e si muove infatti su un palcoscenico speculare e opposto, separato rispetto a quello della gente comune (espediente ovviamente impossibile su un palcoscenico vero. E non è il solo, visto che rewind in moviola e tagli di montaggio ricostruiscono stanze fatte a pezzi, riformano libri che erano stati strappati e fanno comparire fiori dal nulla...). Tutto, in Purple Night, è tipico del cinema di Chor Yuen, non solo l'impressione che i luoghi siano sempre gli stessi di tutti gli altri film (specialmente gli appartamenti!), non solo Josephine Siao, musa adorata e veramente amata (molti registi sbattono nei film la loro preferita e la conciano da idiota, Chor Yuen perfortuna no!), non solo Patrick Tse debole e ingenuo, e non solo la tensione tra i diversi livelli sociali che non lasciano le persone libere di scegliere chi amare. C'è soprattutto questo inquietante Natale all'occidentale che segna il tempo (come in Winter Love, come in The Forbidden Past), che apre e chiude il film opprimendo le persone nel tempo che passa e che contiene la solitudine e il cammino del destino, pieno di fantasmi.

Hong Kong, 1968
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Chor Yuen
Cast: Patrick Tse, Josephine Siao, Nam Hung, Kenneth Tsang, Lok Gung

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