Troublesome Night 2Visto l'insperato successo del primo Troublesome Night, il produttore Nam Yin, che nel confronto tra costi e ricavi ha intuito una strada molto redditizia, mette subito in cantiere un seguito, diretto questa volta da un solo regista (dei tre che avevano partecipato al precedente film), il socio abituale Herman Yau. Troublesome Night 2 non cambia granché rispetto alla pellicola antecedente (e a certa tradizione del brivido cantonese): è un horror antologico, composto da tre episodi, con cast di buon presa commerciale. Vagamente ispirato, come atmosfere, alla prosa di Matheson o al telefilm Ai confini della realtà, il lungometraggio ha gli stessi protagonisti del predecessore: Louis Koo, Allen Ting e Simon Loui. I quali nella circostanza impersonano tre dj radiofonici conduttori di un programma notturno dove si raccontano storie dell'orrore. La telefonata di una ascoltatrice depressa perché ha appena perso il fidanzato apre le danze. Il più impulsivo dei tre suggerisce stupidamente alla ragazza di suicidarsi per raggiungere il ragazzo: la donna esegue e torna sotto veste di spettro a tormentare l'incauto consigliere. Scosso dalla sorte dell'amico, il collega Fei si concede qualche giorno di riposo in barca con due amici cialtroni, ma anche qui ci sono i fantasmi in agguato. L'ultimo rimasto si licenzia dalla radio, convinto che il lavoro porti sfortuna, e si imbarca in un giro di scommesse sulle corse motociclistiche clandestine. In un momento di tensione investe una donna vestita di rosso: essere umano o spirito?
Il successo di questa serie interminabile può essere spiegato in diversi modi. Non certo per la qualità artistica, sempre piuttosto bassa, quanto più per l'immediata fruizione del prodotto. La frammentazione del discorso porta alla ricezione subitanea - si parte con lo shock, che si assimila pian piano -, una volta abituatisi a questa semplicità usa e getta. La patina di superficialità garantisce quanto meno l'attenzione del momento. Inoltre il gruppo di attori coinvolti nell'operazione - sono sempre gli stessi, da Louis Koo a Frankie Ng, da Wayne Lai a Amanda Lee, torneranno in diverse vesti anche nelle puntate successive - è composto da nomi (più o meno) noti, e assicura un minimo appeal commerciale. Il susseguirsi dei vari Troublesome Night è per i suoi spettatori (che sanno benissimo che i singoli spezzoni sono separati e che non c'è bisogno di aver visto il film precedente per gustarsi il successivo) una via di mezzo accettabile: né particolarmente cruenta, né troppo ironica, la serie offre qualche brivido a basso costo - le luci bianche puntate sui volti degli spettri e i fulminei lampi fotografici - e una realizzazione professionale plausibile, insieme a una pretesa di realismo, dovuta più alla povertà del budget che a un'idea artistica ben precisa. Come i referenti citati, il racconto breve è a metà tra ironia e brivido, sorretto da un stile (di scrittura) meno arguto e raffinato. In più la sceneggiatura si perde tra rimandi, citazioni, personaggi che vanno e vengono e incastri narrativi che complicano, ma meno di quanto paia in prima istanza, la struttura, senza però appesantirla troppo.

Hong Kong, 1997
Regia: Herman Yau
Soggetto / Sceneggiatura: Chang Gwok Tse, Kenneth Lau
Cast: Louis Koo, Simon Loui, Allen Ting, Amanda Lee, Cheung Tat-ming

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