U-ManNato come veicolo commerciale per l'altra metà delle Twins, Gillian Chung, sull'onda del successo riscosso dalla socia Charlene Choi, U-Man non va oltre la burla tra amici. Una commedia sgangherata, girata in fretta, che non ha neanche goduto di una distribuzione su vasta scala. Pur essendo sostanzialmente privo di sceneggiatura - la sensazione è che Cheung Chi-sing abbia lavorato su un canovaccio costantemente in progress -, il film segue fedelmente i due veri mattatori, Anthony Wong e Sam Lee.
Il regista, con l'approvazione del produttore Dante Lam, mette in piedi una farsa leggera che mal si sposa con il suo curriculum. Qui preferisce buttare tutto in farsa e dare meno valore a dialoghi e immagini. Un alleggerimento del tutto inatteso, al di là di una serie di riferimenti (anche piuttosto forzati: il coreano Memento Mori è di tutt'altra pasta) e di citazioni ben precise (le Twins stesse, con una canzone in colonna sonora). Cheung guarda allo spirito scanzonato delle commedie giovanili americane e cerca di estremizzarne stile e gusto.
La trama vede due poliziotti sulle tracce di una coppia di pericolosi criminali, Skinny e Dragon: fallito l'ennesimo tentativo di cattura, causano addirittura la retrocessione del loro capo (Ruby Wong), perdendo una valigia piena di soldi. Essendo uno dei due, Ken, il re degli undercover, la donna decide di recuperare il maltolto infiltrando i due protetti in un collegio femminile dove sospetta sia nascosta la ladra. Ken si trasforma così in May, una studentessa disabile, mentre il suo compagno di merende Jesus indossa gli abiti talari.
Vista la pochezza dello script e un budget ridotto all'osso, l'unico fattore di reale interesse è il cast: debutta senza incidere Gillian Chung, impazzano Wong e Lee, e accanto a loro sfilano la taiwanese Rachel Fu, la sempre brava Ruby Wong, un Lam Suet criminale in puro stile Pulp Fiction e Jade Leung per un breve cammeo (è l'atletica suora preside della scuola: ogni volta compare e scompare piroettando). La strampalata vena comico-grottesca non funziona in assenza dei due protagonisti: l'istrionica follia di un Anthony Wong (con capello biondo ossigenato), visibilmente divertito, e alcune sequenze in cui Lee, a disagio en travesti, prova a sedurre le poco ingenue compagne di classe, sono simpatiche. Per la sostanza tipica dei lavori di Cheung, occorre purtroppo rivolgersi altrove.

Hong Kong, 2002
Regia: Cheung Chi-sing
Soggetto / Sceneggiatura: Cheung Chi-sing
Cast: Anthony Wong, Sam Lee, Rachel Fu, Gillian Chung, Lam Suet

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