Zen of Sword«Durante il periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Stati1, i duchi lottavano l'uno contro l'altro per il potere e la richezza. La giustizia e la moralità scomparvero. Furono gli anni bui della storia cinese». Così prende il via Zen of Sword, tipico wuxiapian con forti elementi fantastici. La storia narra della principessa Ling in fuga dal proprio regno dopo che suo padre è stato spodestato. E' accompagnata dai suoi due generali, Qun Hung e Ching, marito e moglie, gli unici ormai in grado di proteggerla per cercare di riportare la sua dinastia al potere. Anche Ha Hou, ultimo erede di un'antica dinastia (scacciata proprio dal padre di Ling), nutre sogni di rivalsa e si è rifugiato in una foresta insieme ai suoi fedeli e a sua zia, donna piena di rancori per quello che è stata costretta a subire. I due sono destinati ad incontrarsi ed innamorarsi, anche se il loro è un amore impossibile. Intanto lo stregone reale di Yin è sulle tracce della principessa perché vuole sottrarle un flauto magico, sorta di chiave per un tesoro di enormi proporzioni...
Proprio il flauto risulta essere la cifra interpretativa dell'intero film, simbolo di quella vana ricerca di gloria e ricchezza che fa muovere quasi tutti i protagonisti. Attratti dalla richezza, arrivano ad uccidere e tradire, dimentichi di ciò che sono stati e della loro umanità. La morale zen del titolo non è allora poi tanto difficile da indovinare. La ricerca di qualcosa tanto vacuo viene vista come assurda e priva di senso, se confrontata al legame che avrebbe potuto unire Ling e Ha Hou. «Il flauto suona una musica dolce, mentre le lotte non hanno fine. Chi può lasciar perdere il potere e la ricchezza? Chi saprà godere di una vita libera?». In queste parole è racchiusa la ricerca sottesa a Ling e Ha Hou, che comunque non sono in grado di sottrarsi alle imposizioni dovute al loro ruolo e al loro rango, se non nell'attimo estremo. Ma chi può dire se non è già troppo tardi?
Detto questo, bisogna ammettere a malincuore che Zen of Sword non è un film completamente riuscito. A malincuore perché gli elementi per farne un bellissimo film non mancavano, primi fra tutti una trama non banale (o non troppo) e degli attori completamente in parte, per arrivare a paesaggi suggestivi, a una buona fotografia (anche se forse troppo insistiti sono gli effetti visuali giocati sul blu elettrico di notte o il fumo / nebbia di giorno) e a una regia discreta - che, anche se spesso si fa prendere la mano dal tentativo di cercare inquadrature strane, è funzionale e salda, e in un paio di occasioni centra l'obiettivo di rendere con complicati movimenti di macchina le emozioni dei personaggi. Le due protagoniste sono senza dubbio la parte migliore della pellicola. Michelle Reis (anche nota come Michelle Lee) - indimenticabile in Fallen Angels di Wong Kar-wai (1995) - adotta qui un modo di recitare lieve e quasi sottotono, rendendo il suo personaggio etereo, l'unico non toccato dalla follia che sconvolge la società cinese. Cynthia Khan (che ha frequentato spesso i lidi del sottogenere femme fatale) ha invece un atteggiamento più duro, di chi è votato ad una causa e non retrocede di fronte a nulla pur di portarla a buon fine - come nella scena altamente simbolica in cui traccia con la spada un solco nel suolo, immaginario ma invalicabile confine tra Qun Hung e Ling. Meno convincenti i due protagonisti maschili, soprattutto Waise Lee forse qui un po' troppo impacciato e monocorde - mentre il suo ruolo ambiguo avrebbe forse voluto un attore più espressivo - ma comunque bravo nel rendere un carattere innocente ma mai così diabolico.
Quali altri lati negativi saltano agli occhi? Certi toni esasperati, enfaticamente melodrammatici, che rischiano di risultare parossistici e quindi non credibili. Una gestione forse non perfetta dei combattimenti, spesso confusi e sempre pieni di esplosioni - anche se bisogna ammettere una certa dose di inventiva (a partire dagli indementicabili monaci della esoterica scuola buddista, vedere per credere!). E un montaggio non sempre impeccabile, che a volte rende le scene di difficile comprensione.
Nella sua imperfezione Zen of Sword è un film godibile, non banale, che svolge la sua funzione di intrattenimento.

Note:
1. Il periodo noto come "Cinque Dinastie e Dieci Stati" si colloca tra il 907 e il 960 d.C., cioé tra la caduta della dinastia Tang e la conquista del potere da parte del comandante degli Zhou Posteriori, fondatore della dinastia Song. Fu un periodo di lotte intestine, e può essere considerato (molto imprecisamente), come una sorte di periodo medioevale cinese, dalle cui ceneri nacque il forte impero Song e a partire dal quale si sviluppò un forte ceto mercantile.

Hong Kong, 1992
Regia: Yu Ming Sang
Soggetto / Sceneggiatura: Li Man Choi, Leung Kim Ho
Cast: Michelle Reis, Cynthia Khan, Waise Lee, Lau Sek Ming, Kara Hui

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