Daniel WuNativo di San Francisco, Daniel Wu - modello per Gucci e Armani con una laurea in architettura nel cassetto - arriva a Hong Kong su suggerimento della sorella Gloria, conduttrice televisiva. Nonostante parli poco e male il cantonese viene notato subito dal mondo del cinema, sempre alla ricerca di nuove potenziali star, e debutta in Young and Dangerous: The Prequel di Andrew Lau.
Jackie Chan intuisce il potenziale del ragazzo e lo mette sotto contratto esclusivo: il suo management, il Jackie Chan's JC Group, aiuta Daniel a scegliere i copioni migliori e ad amministrare al meglio il suo lavoro. Visto il fisico prestante e una buona capacità di usare il corpo - l'attore pratica da diversi anni il wushu, arte marziale in cui ha raggiunto un buon livello - è naturale che Daniel sia spesso nel cast di film d'azione (meglio se prodotti dalla Media Asia, casa di distribuzione dove il patron Jackie ha interessi personali).
Nel mega hit Gen-X Cops è un villain senza scrupoli (ai limiti dell'autobiografia quando viene preso in giro per la sua pessima pronuncia del cinese) che non esita a sparare per mascherare la propria vigliaccheria. Lentamente esce dal cliché del personaggio senza sfumature: in Purple Storm di Teddy Chan è un terrorista cambogiano in crisi d'identità; in Cop on a Mission di Marco Mak un poliziotto infiltrato in un'organizzazione criminale che alla fine si abitua tanto al potere da non volervi rinunciare; in Hit Team di Dante Lam riveste i panni para-militari di un soldato di ferro.
Daniel Wu ha sempre dichiarato di non amare particolarmente l'immagine di duro che il cinema gli ha affibbiato e ha confessato che gli piacerebbe partecipare a un film di arti marziali visto che, come molti altri della sua generazione, è un grande ammiratore di Bruce Lee e della sua perfezione marziale. In Bishonen, indubbiamente la sua prova di maggior rilievo finora, e in Peony Pavillion, ambedue diretti dall'ambiguo regista Yonfan, ha la possibilità di uscire da questo stereotipo e di provare i tempi del melodramma. In Beauty and the Breast si fà dare lezioni di comicità da Francis Ng.
Per ora rimane netta l'impressione che la sua recitazione sia ancora troppo grezza e che, in mancanza di una personalità più marcata, si trovi più a suo agio nei ruoli da macho che tanto detesta: in 2000 A.D. di Gordon Chan, per esempio, riesce a mediare interpretando un industriale costretto a supportare l'amico e socio Aaron Kwok in una complicata faccenda di spionaggio internazionale. Appare invece spaesato, come tutto il cast, in Beijing Rocks di Mabel Cheung, dove è un cantante in fuga da Hong Kong e da un padre troppo ingombrante. Headlines, curioso dramma sul mondo del giornalismo, potrebbe essere la svolta decisiva: come giovane reporter Wu riesce a convincere in un ruolo statico in cui abbozza una recitazione timida e più tradizionale.
In meno di tre anni Wu, che si è dedicato solo a migliorare, con successo, il suo cantonese, è diventato un beniamino del pubblico e dei giornali scandalistici, che continuano ad attribuirgli flirt (uno degli ultimi gossip lo vuole in ottimi rapporti con la starlette Maggie Q, con cui ha diviso il set del patinato Naked Weapon). C'è chi in lui vede un possibile sostituto di Michael Wong, chi invece spera di riuscire a plasmarlo e a farlo maturare, soprattutto nella commedia (Princess D, Hidden Track, Miss Du Shi Niang, i due Love Undercover). Tra questi grande merito va al regista indipendente Julian Lee, che lo coinvolge attivamente nel progetto Night Corridor, che Wu interpreta dignitosamente e co-produce. Comunque vada, viste la dedizione e l'applicazione profuse, e a patto di evitare scorciatoie inutili - il thriller morboso The Peeping -, il successo è facilmente pronosticabile.

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