Sam HuiTerzo dei fratelli Hui, Samuel - spesso e volentieri abbreviato in Sam - dei tre è quello dal fisico più prestante. Arrivato al cinema dopo la gavetta in televisione, ma soprattutto in forza di una carriera di cantante che lo ha visto per tutti gli anni settanta e ottanta tra le primissime posizioni delle chart asiatiche, Hui comincia in film trascurabili basati esclusivamente sul suo personaggio. E' con Games Gamblers Play che arriva la svolta. Con i fratelli Michael e Ricky ricostituisce al cinema il trio indissolubile che aveva fatto faville in televisione. Il gioco funziona benissimo perché i tre anche su grande schermo lavorano uno contro l'altro, completandosi in antitesi. Se Michael è il capetto sbruffone e prepotente che vede puntualmente ridimensionate le sue ambizioni e Ricky la maschera tragicomica che subisce in silenzio, Sam è l'eroe che parte umilmente ma dimostra con abilità la validità delle sue doti nascoste. Fa eccezione il solo The Last Message, dove il nostro è un infermiere senza scrupoli meno onesto del solito.
Atletico e belloccio, Sam si contrappone ai fratelli anche per la fisicità della recitazione, non priva di elementi ironici fatti di smorfie e galanterie fuori luogo. Del terzetto costituisce il lato romantico e quello atletico-combattente: giocoso emulo di Bruce Lee, è abile nelle arti marziali che adopera con successo e al tempo stesso senza prendersi sul serio (alla maniera del nostro Terence Hill, per esempio). La sua fortuna aumenta anche in virtù delle colonne sonore, da lui composte e cantate, indimenticabili inni popolari, come nel caso di The Private Eyes. Gradualmente Samuel acquista peso all'interno del processo produttivo dei film diretti e interpretati da Michael: scrive le musiche, collabora attivamente alla stesura di soggetti e sceneggiatura.
Stanco di essere considerato solo un'ombra del geniale comico, che non sembra vedere di buon'occhio l'ascesa del fratello, a sorpresa Sam decide di intraprendere una carriera solista sotto l'egida della Cinema City. E' una scelta che gli riserverà molte soddisfazioni. Il suo modo di porsi non varia molto nella serie Aces Go Places, stratosferisco successo ai botteghini, dove è un ladro abilissimo costretto ad agire in coppia con un poliziotto ottuso ma sincero. La coppia con il produttore Karl Maka ancora una volta rappresenta il tema dell'amicizia pak dong, diffidenza che si trasforma lentamente in stima e affetto. Il ladro King Kong, protagonista anche dei quattro seguiti, è il termometro di una società in evoluzione socio-economica, che vuole vedere effetti speciali (visibilmente di basso livello) e azione con il lieto fine a suggellare la felicità generale.
The Legend of the Wisely è la trasposizione di un personaggio molto noto a Hong Kong, un avventuriero clone di Indiana Jones. Il progetto è ambizioso e il risultato accettabile. In Swordsman è lo spadaccino ridente della novella di Louis Cha: il film soffre delle diverse mani che vi lavorano dopo la defezione di King Hu, ma non per questo è privo di fascino. Quasi fatale all'attore è il set di The Dragon from Russia, tratto dal popolare manga Crying Freeman, visto che l'altitudine delle montagne del Nepal provoca un edema cerebrale che ne mette in pericolo la vita. Fortunatamente ripresosi, anche se a seguito di una lunga e difficile degenza, Sam Hui ha deciso di rallentare i ritmi.
Poco prima dell'infortunio riesce a riconciliarsi con i fratelli e a riportare in auge lo storico trio ammazza-incassi: Chicken and Duck Talk e Front Page sono l'ennesimo grande successo di una carriera vissuta sempre ai vertici. Di recente Sam ha preferito dedicarsi alla musica, limitando le incursioni cinematografiche a poche rare occasioni. E' chiamato da Karl Maka e Raymond Wong nel tentativo vano di riportare in vita la commedia d'oro della Cinema City con Winner Takes All, ma il flop al box office provoca solo delusioni.
Con Fantasia, inno alla vitalità dell'opera omnia dei fratelli Hui, Wai Ka-fai dimostra grande rispetto nei confronti di Sam, i cui panni sono impersonati, omaggio doveroso, da un Louis Koo brillante e perfettamente a suo agio: e mentre la copia si dà da fare sotto gli occhi del pubblico, l'originale compone ancora una volta un meraviglioso sottofondo sonoro con cui accompagnarne le gesta da campione.

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