Film in programma
di Roberto Curti, Matteo Di Giulio, Nicola La Cecilia, Stefano Locati, Valentina Verrocchio


Coadiuvato dalla grinta (grezza) di Marco Mak, Wong Jing sferra un altro bel colpo dei suoi. Colour of the Truth sta a Infernal Affairs come Return to a Better Tomorrow stava ai capolavori noir di inizio anni '90. Trama stiracchiata, personaggi rubati (grande Anthony Wong), idee non sempre raffinate: eppure la pellicola avvince e senza grandi proclami porta a casa, con umiltà e gran senso del ritmo, il consenso popolare allargato. * Ultimamente in qualità di regista Vincent Kok si era concentrato su commediole da nuovo anno ricche di nomi Dragon Loadedaltisonanti (Sammi Cheng, Miriam Yeung, Tony Leung Chiu-wai) e povere di verve (Marry a Rich Man, My Lucky Star). Con Dragon Loaded il tentativo è ritornare a una comicità più dirompente, sgangherata forse, ma coinvolgente: arruolata quella che doveva essere la next big thing del vivaio comico - Ronald Cheng - in realtà la copia indisponente di Stephen Chiau, i buoni propositi naufragano nel mare di gag a basso costo e atmosfere alla Scuola di polizia. Non risollevano le sorti le citazioni da PTU e il povero Sam Lee. * Elixir of Love sembra una variazione (scema) sul tema di Il profumo di Suskind. La bella principessina Miriam Yeung puzza fin dalla nascita in maniera insopportabile. Urge trovare un rimedio, che arriva nelle vesti stracciate del geniale ma un po' tonto giardiniere Richie Ren. Il tono oscilla tra fiabesco e farsaccia: Yip non lesina gag olfattive da mandare in brodo di giuggiole il Waters di Polyester ed evita accuratamente di sviluppare i temi (la solitudine, l'anormalità, l'esilio forzato dal mondo e dai simili) che un simile spunto suggeriva. Le due star vanno avanti a faccine e smorfiette, il grande Lam Suet è ridotto a un macchiettone, roba da far rimpiangere Wong Jing. Una pugnalata alle spalle per chi ai tempi di Metade Fumaca si illudeva di aver trovato un altro autore da coccolare. * Uno sbirro e un malvivente esperto di ipnosi, Eking Chen e Leon Lai, da sempre belloni (quasi) privi d'espressioni, in Heroic Duo si coalizzano per far fuori il povero Francis Ng travestito da Joker sadico coi capelli permanentati. Poche parole, molte corse, svariate esplosioni, qualche freddura, atmosfere vagamente antiutopiche, grande cura cromatica e finale di fuoco fanno di questo film un action metallico e superficiale, ma in qualche vago modo avvincente, anche grazie al mondo di cose sprigionato, tutto ad un tratto, dal sorriso di Karena Lam! * Il noir hongkonghese al momento non ha rivali e lo dimostra in pieno il secondo tassello della pluripremiata / acclamata saga Infernal Affairs, che ha raggiunto in meno di due anni il numero di tre episodi, ciascuno encomiabile e peculiare. In questo segmento centrale vengono approfonditi i due personaggi secondari della prima parte, il mafioso interpretato da Eric Tsang e il poliziotto impersonato da Anthony Wong. In scena qui ci sono emozioni / sentimenti talmente forti / esasperati da risultare spesso piacevolmente / insostenibilmente barocchi. * Infernal Affairs III sembrerebbe l'episodio più debole della saga. E invece è il più complesso, il più sfaccettato, pur sprecando qualche personaggio (Leon Lai) e costringendosi ad un'agiografia - il beneficiario è Tony Leung Chiu-wai - non sempre motivata dalla trama. Alle scene d'azione fa da contraltare la perfetta recitazione sottotono di Andy Lau, sempre più calato in un ruolo d'altri tempi, di grande spessore. L'accumulo di materiale porta in primo luogo a una presunta confusione dei ruoli, ma basta una seconda visione per ridare chiarezza ai punti oscuri e per svelare la sottigliezza di sceneggiatura e regia, che chiedono intelligentemente grandi sforzi al pubblico pur di non ricorrere a scorciatoie qualunquiste. * Il ritorno alla regia di Derek Yee dopo l'accattivante The Truth about Jane and Sam (1999), dimostra come a Hong Kong ci sia ancora un pubblico per i melodrammi scarni ed emotivamente forti, e non solo per le commedie da botteghino. Rincuorante nella sua semplicità, Lost in Time sfrutta un cast importante (Lau Ching-wan, Cecilia Cheung, Luis Koo in una particina) in una storia sospesa tra crudo realismo e magico abbandono, in cui una ragazza, nonostante le avversità, si prende cura del figlio del suo amante, morto in un incidente stradale. * Men Suddenly in Black è una commedia con protagonista l'eterno scontro fra i dueLost in Time sessi: difficile stabilire alla fine chi siano i vincitori e i vinti. Ma un vincitore certo c'è ed è Edmond Pang che, al secondo lungometraggio dopo il sorprendente esordio con You Shoot, I Shoot, tra citazioni, parodie, nonsense e paradossi, ha nuovamente realizzato un film denso, ben scritto e ben diretto e grazie al quale si ride, ma si riflette anche molto. Eric Tsang è da dieci e lode e il suo personaggio riassume incredibilmente in un solo colpo tutta la sua mirabile / lunghissima carriera d'attore. * Lontano anni luce dal minimalismo à la The Mission / PTU , Running on Karma offre invece una sapida miscela di elementi comici e mélo, action e mistici. Johnnie To e Wai Ka-fai hanno realizzato un film talmente ricco ed eterogeneo, da risultare a tratti di difficile lettura / interpretazione. Andy Lau, in versione body builder con tuta provvista di enormi muscoli visibilmente artificiali, è il simbolo della magnifica e peculiare arte affabulatoria del cinema di Hong Kong, allorquando predilige l'evidente / sincero artificio al menzognero / illusorio realismo a tutti i costi. * Sei amici condividono un appartamento, combinandone di tutti i colori. Infantile, spensierato, Truth or Dare: Sixth Floor Rear Flat di Barbara Wong raccoglie le popstar giovani più promettenti e gli dà voce in un palcoscenico mainstream di tutto rispetto. Non tutto funziona a meraviglia, il film perde ritmo dopo la prima metà e lo ritrova solo nel finale, eppure c'è un afflato di squadra che coinvolge e, senza impressionare particolarmente, produce sorrisi, divertimento e qualche battuta - sulla SARS, neanche a farlo apposta - piacevolmente graffiante. * Da una graphic novel del taiwanese Jimmy Liao, i sempre più ambiziosi Johnnie To e Wai Ka-fai traggono un mélo disastroso. Non tanto per la forma, iper-curata (soprattutto colonna sonora e fotografia), quanto per lo spreco di mezzi (offerti senza risparmiare dalla Warner Bros) e di talento attoriale. In Turn Left, Turn Right sono proprio i due protagonisti che, nella continua rincorsa di sentimenti tutto sommato banali, non riescono assolutamente a lasciare il segno. O forse è il riciclo programmatico di idee scontate a smontare un giocattolo tirato a lucido, scintillante, bello da vedere, ma privo dei grandi significati romantici di cui vorrebbe aprioristicamente farsi portatore.

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