He's a Woman, She's a ManTre personaggi in cerca d’amore. Wing è la prima fan di Rose, cantante di grande successo fidanzata con il produttore Sam. Ma questi è in crisi, sia sul lavoro (motivo per cui organizza un concorso per scoprire un nuovo cantante di talento) che sul versante sentimentale. Wing si finge un ragazzo per partecipare alla gara e poter finalmente conoscere i suoi idoli: solo per caso, riuscirà a vincere e andrà a vivere a casa di Sam e Rose. Il plot è ricco di déjà-vu per chi abbia visto Victor Victoria o Tootsie, due commedie romantiche cui la pellicola di Peter Chan deve parecchio quanto a ispirazione. Ma se lo spunto è poco originale, è profondamente differente la messa in scena della storia.

Si parte con il personaggio interpretato dalla Yuen, tanto istrionica quanto ingenua, una teenager che vive solo per le sue amate superstar. La semplicità del carattere è tale che, a contatto con le difficoltà del mondo reale (il difficile rapporto tra Sam e Rose), altera la chimica dei sentimenti in corso e la stravolge completamente. Leslie Cheung è un produttore insicuro delle sue scelte, che una volta raggiunto il massimo successo vorrebbe rimettersi in gioco e ricominciare dal nulla. Carina Lau è una cantante che vive nell’Olimpo della musica, sopra un piedistallo dorato su cui è stata issata dalle capacità di Sam ancor prima che dalle sue. Ma le caratterizzazioni psicologiche, per quanto ridotte a canovaccio - secondo la tipizzazione: 1) Anita Yuen vulcanica; 2) Carina Lau viziata e inconsistente; 3) Leslie Cheung troppo dimesso -, sono funzionali. I tre protagonisti mostrano diversi volti e si comportano seguendo istinti e passioni, senza cercare l’approvazione degli spettatori. Ai personaggi minori (particolarmente indovinate le presenze di Eric Tsang e Jordan Chan) spettano le parti meno sentimentali e gli intermezzi comici, anche se in questo settore la vera mattatrice rimane Anita Yuen. Deliziosa la scena in cui Rose, ignara del fatto che l’altro sia una donna, colpita dall’attaccamento del fan nei confronti della star, cerca di sedurre Wing ottenendo come risultato un sonoro due di picche.
I comportamenti sessuali di Wing sono al centro della prima metà del film: tutti credono che il ragazzo sia gay (una penna posizionata male, una gaffe in bagno e il rifiuto di baciare una bellissima modella i principali indizi) e a lui stesso fa comodo la montatura per evitare incontri imbarazzanti. Il problema è che, sbocciando l’amore tra Wing e Sam, quest’ultimo è piuttosto confuso da ciò che prova per il suo protetto.

Chiarita con lo spettatore la natura dell’equivoco, il gioco delle identità sessuali può avere inizio e svolgersi. Alcune gag sono piuttosto banali, ma la verve di Anita Yuen è tale e tanta da far sorridere anche su battute non memorabili. Bello il modo in cui viene descritto il mondo dello spettacolo, fatto di rapporti labili e di convenienza (l’unico capace di andare oltre i canoni è Eric Tsang, malizioso e con appetiti poco sopiti), la cui falsità è destinata ad emergere. L’unico fattore positivo è l’amore (o mera idolatria?) che l’ammiratore nutre per i famosissimi protagonisti dello star system. Anche la più grande stella può imparare lezioni di vita da una persona comune: discorso che mina dall’interno le sicurezze che un certo tipo di fama e di pubblicità hanno creato nell’opinione pubblica.
La mano del regista è molto leggera, con un tocco patinato che rende magiche (anche se un po’ fuori contesto) alcune scene. Ma la raffinatezza sta nella direzione degli attori, irresistibili, e nell’uso degli oggetti per creare scenette di grande spessore emozionale (due marionette che hanno il coraggio di mettere in atto quello che Sam e Wing hanno paura di ammettere). Prima delle fine si ride e ci si commuove, parteggiando per tutti i protagonisti.

Hong Kong, 1994
Regia: Peter Chan
Soggetto / Sceneggiatura: James Yuen
Cast: Anita Yuen, Leslie Cheung, Carina Lau, Eric Tsang, Jordan Chan

 

 

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