Vicki Zhao

INTERVISTA A ZHAO WEI

Nota anche come Vicki Zhao, è una delle Four Dan Actresses (con Zhang Ziyi, Zhou Xun e Xu Jinglei), le quattro attrici di maggior successo in Cina. Ha lavorato, tra gli altri, con Ann Hui, John Woo, Stephen Chow, Zhang Yuan. Ha anche diretto un film, So Young, ed è anche cantante.

Come hai lavorato sul tuo personaggio che è basato su una persona reale?

Di solito di notte guardo molti documentari, e da questo ho acquisito alcune nozioni su questo fatto e mi ha aiutato a costruire il personaggio.

Nel film sei una persona vissuta, provata, imbruttita. C’è stato un lavoro di make-up?

No, nessun trucco. Ero una contadina, ero molto dentro al personaggio, riuscivo a provare quello che il personaggio provava e questo ha aiutato a cambiarmi il volto.

Dato che eri così dentro al personaggio, cosa hai provato sulla vicenda? Chi credi sia la vera madre? La madre biologica o quella che ha cresciuto il bambino?

È molto difficile. Ovviamente direi che entrambe sono la madre di questo bambino, ma forse quella che conta veramente è quella che cresce il bambino. Può succedere che una dia alla luce un bambino e poi se ne vada o dia il figlio in adozione, ma quella che davvero conta è quella che cresce il bambino. Il film è importante perché mette in luce un problema che esiste nella società cinese. Un giornalista mi ha chiesto di recente se questo film sottolinea l’importanza di prendersi cura dei figli, ma io ho risposto che non è così, il film non parla di prendersi cura dei propri figli, ma di come l’intera società dovrebbe prendersi cura meglio dei bambini. Non è esclusivamente una colpa dei genitori, bensì della società.

Questo è il motivo per cui il film è così intelligente, dato che ti fa riflettere su chi sia la vera madre. È stato stressante psicologicamente interpretare questo ruolo così drammatico? Lo chiedo perché hai dovuto dare così tanto.

Sì è stato molto spossante. Anche fisicamente, anche se non me ne rendevo conto mentre giravamo, ma solo dopo che la cinepresa era spenta.

Nel film si mette in discussione la politica del figlio unico. Qual è la tua posizione in merito?

Credo che sia giunta l’ora di andare oltre questa politica, ne abbiamo bisogno come cinesi. È una cosa strana e difficile, perché in questo modo l’unico figlio dovrà prendersi cura di entrambi i genitori in vecchiaia, perché non esiste più una famiglia estesa dove esista l’aiuto reciproco. Io ho un unico figlio al momento, ma spero in futuro di poterne avere di più.

Tutti i personaggi femminili del film sono molto forti, anche le bambine, mentre quelli maschili, anche se in alcuni casi positivi, non lo sono altrettanto. Quanto di questo aspetto credi che sia opera del regista?

Il regista mi ha aiutato molto nella realizzazione di questo aspetto e mi ha suggerito di provare davvero quello che il personaggio deve avere provato, di mettermi in relazione con le emozioni del personaggio, e di capire che tutte queste emozioni si trovavano già nel mio cuore. Andavano solo trasmesse all’esterno, aiutandosi con la propria mimica.

Nel film reciti in un dialetto. Hai dovuto impararlo?

No, è davvero il mio dialetto d’origine, non ha dovuto impararlo apposta. È quello della regione di Anhui, nel centro della Cina.

Nella tua poliedrica carriera c’è anche un film da regista, con il film So Young. Continuerai a fare entrambe le cose?

È davvero un film di cui sono orgogliosa! Amo molto la creatività ed è per questo che volevo fare la regista. Ho fatto un master in regia cinematografica dopo la laurea in recitazione. Credo che farò un altro film da regista e poi proseguirò da attrice.

Sei stata l’ultima Hua Mulan al cinema, nel film del 2009 Mulan: Rise of a Warrior. Come è stato lavorare su questo personaggio leggendario?

Credo che ogni donna in Cina vorrebbe essere Hua Mulan, è un sogno molto diffuso. Quindi quando me l’hanno chiesto ho detto ero entusiasta.

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