L'atmosfera notturna di Night Corridor mi ha aiutato nel vedere le cose con gli occhi del protagonista. Sei soddisfatto della fotografia del film?
Sono più soddisfatto del lavoro di luci in Night Corridor di quello in The Accident, che comunque non era malvagio. In The Accident volevo che i movimenti di macchina fossero intriganti, mentre il fotografo non era di per sé artistico. Mi disse di preoccuparmi della storia, che lui avrebbe badato anche alle riprese. Provai a spiegargli e gli mostrai alcuni film che mi piacevano, ma a causa della mia inesperienza non sono riuscito a fargli comprendere la parte più intima dei miei pensieri. Essendo io stesso un fotografo, vorrei portare la cinema uno stile espressionista. Sono piuttosto critico nei miei confronti; mi sono detto che anche se i miei film fossero brutti, la fotografia deve essere bella, così da lasciare un'impressione positiva sugli spettatori, che almeno possono ammirare le immagini. In The Accident non ho curato lo stile. Sapevo ciò che volevo, ma ero troppo preso da altri aspetti. Quando stavo preparando Night Corridor, invece, mi sono imposto di non lasciarmi sfuggire il controllo della fotografia. E' stato semplice. Night Corridor è il tipo di film alla Nosferatu. Tutte quelle ombre, quei corridoi, idee che è possibile sviluppare da molti film precedenti. Alla fine ho scelto un approccio moderno all'espressionismo, nei colori controllati, pittorici. Ci sono arrivato pensando ai quadri di Goya, Caravaggio, Velasquez, Zurbaran, El Greco. Adoro i loro dipinti, semplicissimi eppure carichi di stile. Il mio aiuto era il meglio in assoluto, collaboratore di Wong Kar-wai, anche se in altri film di Hong Kong era risultato meno convincente. Essendo un amico e non potendo pagarlo ho voluto che provasse il direttore della fotografia, come contributo alla sua carriera. L'ho sfidato, e ha funzionato.

The AccidentNight Corridor è passato all'Hong Kong Film Festival. Com'è andata?
Credo ne siano rimasti vagamente confusi, nel senso che l'hanno trovato interessante ma incomprensibile. Credo che anche il pubblico fuori da Hong Kong lo troverà così. I tempi sono cambiati, alla gente non piace usare il cervello, al cinema. Ho lasciato molti indizi per riscolvere il mistero, come quando Umberto Eco scrisse Il nome della rosa: i romanzi, o i film, sono come labirinti. Ho strutturato la biblioteca del film come un castello gotico in cui perdersi insieme a Daniel Wu. Se si accetta la sfida, ci sono molti indizi. Ad esempio il nome del bibliotecario è Luk Si Fan, che pronunciato Luc-Si-Fer si trasforma in Lucifero, il diavolo. Per questo ho preso ispirazione da La nona porta. Il finale è multistratificato e probabilmente necessita di più di una visione. Sono solito vedere i film di David Lynch due o tre volte prima di afferrare ciò che voleva comunicare. Ma a Hong Kong gli spettatori non lo fanno. Ho deliberatamente lasciato un finale misterioso, aperto. Non sono io dover dare una spiegazione razionale, non posso dire questa è la verità, anche se di questi tempi la gente lo pretende. Negli anni sessanta, invece, molti film, specialmente italiani, come quelli di Antonioni, ti lasciavano a un crocevia, senza spiegazioni. Come se stessero sussurrando «Sai dove ti sto conducendo?». Erano così toccanti proprio grazie a quei finali. E invece il finale del mio film ha irritato molte persone.

Ho letto diverse critiche positive al film, e quasi sempre viene fuori il nome di Almodovar. Quali registi ti piacciono? E da quali hai preso ispirazione per i tuoi lavori?
Non posso dire di essere un loro fan, ma i mondi misteriosi creati da David Lynch, la psiche oscura che emerge dalle prime opere di Polanski, il tocco gay-kitsch di Almodovar e la malinconia di Antonioni mi hanno ispirato, in un modo o nell'altro. Ci sono certi film che lasciano una forte traccia in me, come Il quarto uomo, tratto da un romanzo di Gerard Reve, che racconta di un uomo intrappolato in un misterioso gioco vampiresco, in cui la donna è una ragnatela. E' un film profondamente cattolico, esasperato. Mi piacciono alcune opere di Jean Cocteau che trasudano sensibilità omosessuale. Fragola e cioccolato, un melodramma omosessuale cubano. El lado oscuro del corazon, su un poeta argentino con un tocco di realismo magico nella descrizione della città. E Cortesie per gli ospiti di Schrader, totalmente sottovalutato, fosse anche solo per il piacere di vedere il bel Rupert Everett pugnalato da Cristopher Walken.
Un critico ha detto che sono un ibrido della sensualità occidentale e asiatica. Non so se sia vero, indubbiamente gli autori e le opere che ho menzionato mi hanno aiutato a costruire una poetica di desiderio e decadenza. Non posso dire di essere stato influenzato da registi cinesi.

Da quanto hai detto, il personaggio di Sam Yuen in Night Corridor è una trasposizione autobiografica. E' un artista e un'anima sperduta che vaga in una città notturna che non gli piace.
Sì, ho basato il personaggio e la sua psiche escapista da io contro il mondo sui miei sentimenti di quando lasciai Hong Kong per Londra. Odiavo Hong Kong per la sua ristrettezza e volevo conoscere il mondo e l'arte. Ho avuto qualcuno come Vincent ai tempi della scuola, ma non sono mai stato molestato da un prete, anche se non credo fossi sul libro dei buoni quando studiavo in una scuola gesuita. Alle superiori ero un cattolico non battezzato. Mia madre era piuttosto oppressiva e non ero in ottimi rapporti con mio fratello. Conoscevo una ragazza di nome Chan Sau Ping, e ho deliberatamente usato il suo nome nel film, dato che è stata la prima ragazza che ho incontrato, strano a dirsi, proprio in una biblioteca. Ma questi elementi sono stati solo un punto d'inizio. Nella mia vita non è successo nulla di così estremo come quello che si vede nel film. La scrittura è un'imitazione della vita, e non bisogna dimenticare che il film è un adattamento di un mio romanzo. A partire da questo, il resto è immaginazione. Ho cercato di mischiare un tema omosessuale con il classico tema dei vampiri, seppure adesso trovo la parte thriller meglio riuscita di quella gay. Il film è troppo corto perché sia possibile entrare nel risvolto sentimentale, si è più portati a chiedersi cosa accadrà nella scena successiva, come in un romanzo giallo.
Voglio vivere la vita delle altre persone e scoprire i loro segreti. Nel tempo libero, ho sempre cercato di essere qualcun altro, di entrare nella psiche nascosta delle persone ordinarie, e di immaginare cosa farebbero. Ma forse adesso sono troppo vecchio per questi giochi.

In Night Corridor hai lavorato con veterani del calibro di Kara Hui, Eddy Ko e Guk Fung. In The Accident avevi un altro grande del passato, Patrick Tse. Come ti sei trovato con loro?
Le due esperienze sono risultate opposte. In The Accident il produttore mi disse che Patrick Tse nuoceva alla resa del film, ma era troppoNight Corridor tardi per cambiare. Non abbiamo avuto modo di discutere approfonditamente e Patrick ha recitato il ruolo di eroe romantico che lo ha caratterizzato negli ultimi vent'anni. Tra lui e Gigi Lai non è scattata alcuna alchimia, perché lui aveva messo in scena uno stereotipo. Fortunatamente questo non era un problema, era esattamente il cliché del rispettabile uomo di mezza età, il sogno di alcune giovani. Avevo suggerito Eddy Ko per il ruolo, ma non fu preso in considerazione dalla compagnia. A Hong Kong il casting è tutto. Il film viene venduto in anticipo a seconda del cast, e non sempre gli attori più adatti ricevono la parte.
In Night Corridor invece ho deciso tutto io. Mi piace Eddy Ko, è magnifico. Era bello e sexy, ma in modo diverso dal solito, e per questo non è mai diventato una stella di prima grandezza. Ma tutto sommato è ancora sulla scena, dopo tanti anni. A Kara Hui (Wai Ying Hung) piaceva molto il personaggio della madre pazza. L'avevo vista in un piccolo ruolo in Visible Secret di Ann Hui, dove lottava con tale intensità per non essere posseduta da un fantasma. Per Guk Fung è avvenuta la stessa cosa: quando la prima scelta per il ruolo ha detto di non essere disponibile, il mio produttore mi ha dato due possibilità. Non lo ricordo nei film degli Shaw Brothers, ero troppo giovane, sapevo solo che ha vinto un premio agli Hong Kong Film Award: la sua somiglianza con la scimmia del quadro che si vedeva nel film mi ha convinto, una coincidenza strana.
Il loro stile tradizionale di recitazione è diverso da quello degli attori contemporanei. Loro hanno una solida preparazione alle spalle. Sono veloci nel calarsi nella parte, diventano realmente il personaggio. Così quando spiegavo loro cosa volevo, avevano il loro modo personale di avvicinarsi al ruolo. Una volta che si erano ritagliati il personaggio, c'era poco altro da fare.

Come ti sei sentito dopo la distribuzione nelle sale di Night Corridor?
Senza dubbio sollevato, anche se non completamente; non è facile per un film indipendente uscire nei grossi cinema. La partecipazione a un paio di festival potrebbe essere tutto ciò che si riesce ad ottenere. Forse riusciremo a essere a un festival di film indipendenti, ad agosto. Alla fine Night Corridor è stato in cartellone per due settimane per quattro spettacoli al giorno in un cinema, e per uno spettacolo giornaliero in un altro. Poi abbiamo ottenuto altre tre settimane una volta al giorno in un altro cinema locale. Adesso è uscito il dvd. Ciò che vorrei è che acquisti lo status di cult movie, recuperando i soldi con la vendita nell'home video. Spero che sia possibile vederlo in Europa, anche se fino ad oggi non c'è stato alcun compratore. Sto premendo per partecipare a più festival europei possibile.
Per essere un film indipendente Night Corridor ha generato molte discussioni, ci sono state molte speculazioni. Ho usato lo stesso agente pubblicitario di Turn Left Turn Right e Floating Landscape. L'ho promosso come un film commerciale, inserendo alcune scene di nudo per raggiungere le pagine dell'intrattenimento dei giornali. Il nostro svantaggio, a causa del budget limitato, è stato il non poter avere cartelloni pubblicitari in metropolitana, solo qualche locandina sui giornali e qualche breve incontro con la stampa. I soldi per la pubblicità erano circa 10.000 US$, mentre un film commerciale di solito ne stanzia dieci volte tanto. Anche così però abbiamo raggiunto la televisione, come tutti i blockbuster. Il punto a mio favore è stato avere Daniel Wu come produttore. Abbiamo ottenuto attenzione, sfumando il confine tra grandi nomi e cinema indipendente. Spero che per il futuro Night Corridor possa essere considerato come una guida per i film piccoli su come poter sopravvivere nell'industria.
The AccidentSul versante dei festival si muove tutto più lentamente. Siamo in competizione al Bogota Film Festival e avremo una proiezione al Tokyo Fantastic Film Festival e al Lione Asia Film Festival. Non abbiamo ricevuto molte attenzioni. Forse è il lato peggiore del realizzare un film di genere, o forse, come è stato detto, il mio film assomiglia troppo a quelli di David Lynch. O, più probabilmente, non sono abbastanza famoso.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai detto che vuoi forzarti a essere più commerciale, ad accettare compromessi. Hai qualche idea pronta?
Credo che il modo migliore di sopravvivere come regista sarebbe quello di fare film artistici con fondi stranieri. Fruit Chan e Wong Kar-wai non hanno bisogno degli investitori hongkonghesi, hanno avuto successo. Io ancora no. Hong Kong non significa nulla per loro. Neanche per me. Sono un ibrido strano. Sono cresciuto in un ambiente coloniale, sono nostalgico e introspettivo. Così spero che queste mie qualità emergano anche nei prossimi progetti. Se trovassi una platea internazionale interessata a questo genere di emozioni, sarei più felice che con un successo commerciale qui a Hong Kong.
Una volta ho chiesto a un amico se voleva fare un film. «No», mi ha risposto, «perché non ho nulla da dire». Io invece qualcosa da dire ce l'ho, ho molte idee. Non commerciali, forse, ma di certo interessanti, originali. Guardo a Hong Kong e ai suoi abitanti da un punto di vista differente. Hong Kong può essere tanti posti contemporaneamente. In The Accident è una malinconica città al neon. In Night Corridor è un inferno gotico. In molti altri film Hong Kong è solo uno stereotipo, una città confusa e sfuggente piena di vecchi mercati caotici. E' un peccato. Vorrei filmare Hong Kong come un'isola greca, per sfruttare i villaggi di mare come sfondo di una torbida storia di omicidio e intrigo. La storia si sta sviluppando nella mia testa e gli attori famosi adatti ci sarebbero. Troverò i soldi necessari? Potrei rendere il tutto più commerciale per adattarmi al mercato? Ci proverò. Ma ci ho messo quattro anni a completare il mio secondo film, ed è stato molto difficoltoso. Forse tra altri quattro anni ce la farò. Ad essere ottimisti.

[traduzione dall'inglese di Stefano Locati]

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